Genova - La croce di San Giorgio, il simbolo di Genova, come un segno di rinascita per la città, sventola sul troncone di Levante di ponte Morandi, quello che sovrasta il quartiere di Certosa.
È stata posizionata con l'accordo di Comune e Regione, sulla parte rimasta in piedi del viadotto, crollato lo scorso 14 agosto e che ha provocato la morte di 43 persone. Un omaggio alla città e ai suoi abitanti, portato fin lassù dai Vigili del fuoco durante il posizionamento dei sensori di stabilità fissati sui due tronconi che, al termine dei monitoraggi, daranno a seconda dell'esito una risposta alla richiesta dei residenti sfollati da via Porro e via Fillak sulla possibilità di rientrare nelle case.
Un simbolo, la bandiera, che dall'alto del viadotto vigilerà silenziosa anche sulle prossime fasi dell'esistenza del ponte, fino al suo abbattimento. Una protezione come in un tempo lontano accadeva per le navi inglesi che avevano richiesto di poter issare il vessillo per avere la difesa della grande flotta genovese nel Mediterraneo, contro i pirati.
«Vale più di mille parole», ha scritto via Facebook il governatore ligure e commissario all'emergenza Giovanni Toti. E ne è sicuro anche il primo cittadino che ha aggiunto: «La Croce di San Giorgio è il nostro simbolo, la nostra storia, la nostra tradizione, la nostra cultura. Dovrà essere il simbolo della rinascita della nostra città, che non si è mai fermata e grazie ai genovesi tornerà ancora più bella e più forte di prima».
Per i 258 nuclei familiari le prossime saranno ore di attesa: dopo l'installazione dei sensori, che tra oggi e domani entreranno in funzione, serviranno dai 3 ai 7 giorni per le analisi. Domani saranno affrontati poi i temi legati alle modalità di rientro: da quanto emerso si parla di una persona per famiglia e un accesso di massimo 2 o 3 ore per recuperare beni ed effetti personali, tempi sui quali si cercherà di trattare.
Nelle ultime ore intanto un corto circuito interpretativo ha scatenato una nuova polemica su Autostrade. Tutto è nato da una lettera, circolata dal 13 settembre scorso e indirizzata dalla società ai dipendenti, nella quale si leggeva: «Coloro che volessero devolvere volontariamente il valore di una o più ore di lavoro a favore delle famiglie delle vittime della tragedia del ponte Morandi dovranno compilare il modulo qui riportato». Un testo interpretato erroneamente da alcuni, tra cui il ministro Danilo Toninelli che ha definito «ignobile scaricare i costi del disastro sui lavoratori».
Da Autostrade a stretto giro è arrivata la precisazione: «La raccolta di fondi per Genova è una iniziativa autonoma e libera dei dipendenti, nata dalla loro sensibilità.
Si tratta dunque - concludono dal gruppo - di un'iniziativa che la società ha deciso semplicemente di sostenere e supportare e che si realizza su base esclusivamente volontaria, attraverso la libera ed eventuale decisione di ogni lavoratore di devolvere il corrispettivo economico di una o più ore del proprio lavoro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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