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Toti con la Lega, Matteoli con Ncd: i mediatori hanno aperto il dialogo per ricucire

Toti con la Lega, Matteoli con Ncd: i mediatori hanno aperto il dialogo per ricucire

RomaIl Cavaliere benedice il cantiere del centrodestra, fedele all'assunto che «solo uniti si vince. E si può vincere». Le prossime settimane saranno cruciali per dare una svolta al progetto anche se da giorni le diplomazie sono al lavoro. Per ora i colloqui sono e restano sotterranei in attesa del responso delle urne di domani in Emilia Romagna e Calabria. Il dato certo è che divisi si perde. Sia in Emilia sia in Calabria Ncd e Udc corrono da soli e le chances dei loro candidati (Alessandro Rondoni in Emilia e Nico D'Ascola in Calabria, ndr ) sono ridotte al lumicino. La Lega, invece, prevede di fare il botto in Emilia dove il candidato è il suo Alan Fabbri che tuttavia è dato dietro al piddino Stefano Bonaccini. «Le elezioni in queste due Regioni avranno ripercussioni anche a livello nazionale», aveva detto un Berlusconi sempre più convinto che i partiti di centrodestra devono smettere di litigare e federarsi. L'esito del voto sarà fondamentale per misurare i rapporti di forza interni ma la ricomposizione delle forze che vogliono rappresentare i moderati è nelle cose. Specie in vista delle elezioni delle altre Regioni, al voto la prossima primavera. A questo proposito il Cavaliere ha dato mandato a Giovanni Toti di gestire il «file» Carroccio e ad Altero Matteoli di sondare i centristi di Ncd e Udc. Il primo step è quello di stringere alleanze dappertutto per le Regionali del 2015: passo fondamentale per gettare le basi un'alleanza politica anche a livello nazionale. Certo, la strada e lunga e soprattutto in salita visto che Salvini e Alfano restano come cane e gatto. Da entrambi le parti permangono veti contrapposti ma già in passato Berlusconi aveva trovato la formula vincente. Quale? Gli accordi di desistenza, già sperimentati vent'anni fa con la Lega e l'allora Msi. Lo stesso Brunetta lo ricorda: «Nel 1994 Berlusconi trionfò con l'idea geniale della doppia alleanza, con la Lega al Nord e con Fini al Sud».

Non è dato sapere se questa formula potrà andare bene anche oggi soprattutto perché ci sono altre variabili da prendere in considerazione: quando e con che legge elettorale si andrà a votare? Il cantiere dell'Italicum è un pasticcio: Renzi vorrebbe una legge elettorale su misura (premio alla lista e sbarramento basso, ndr ) e valida subito per poter tornare presto al voto. Berlusconi resta fedele al Patto del Nazareno ma sull'Italicum pianta i suoi paletti e chiede la garanzia che non si torni alle urne. In aggiunta, un plotone di costituzionalisti sta mettendo in guardia il premier e denuncia che, così com'è, la legge elettorale è più che altro un Pastrocchium.

Non solo: anche l'eventuale voto con sistemi diversi (Italicum per la Camera e Consultellum per il Senato) sarebbe a rischio legittimità. Problema superabile con una norma che estendesse l'applicabilità dell'Italicum anche a Palazzo Madama ma questo vorrebbe dire «caricare la pistola di Renzi». Forza Italia, ma neppure minoranza del Pd e Alfano ci starebbero mai. Ergo: se voto dev'essere, meglio votare con il Consultellum, ossia un proporzionale puro.

A uscire allo scoperto è lo stesso Brunetta: «Votare con il Consultellum, un onesto proporzionale con preferenze, sarebbe un'operazione verità, senza trucchi e senza inganni», dice.

E ancora, sul Mattinale , scrive: «Per riformare la Costituzione è preferibile avere

un Parlamento eletto con un sistema proporzionale, piuttosto che questo Parlamento che, dopo la sentenza della Consulta di gennaio, è delegittimato». Proporzionale, nessuna maggioranza e larghe intese. Ma Renzi ci starà?

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