L'hotel Rigopiano ormai è solo una tomba. Nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente, ma a otto giorni dalla valanga è impossibile trovare qualcuno ancora vivo. Tra martedì notte e ieri sono stati recuperati altri sette cadaveri ed è salito a 25 il bilancio delle vittime: 13 uomini e 12 donne. Quattro risultano i dispersi. Ma sembra che quella parete di ghiaccio, neve, macerie e tronchi non abbia risparmiato più nessuno.
I soccorritori continuano a lavorare senza tregua, tentando di creare un varco nel muro spesso 80 centimetri che separa il bar dalla cucina. Le ricerche vanno avanti anche dove c'era la zona ricreativa e la hall e dove sono stati strappati alla morte Adriana Parete, il figlio Gianfilippo e i piccoli Edoardo, Ludovica e Samuel. Poi toccherà a quel che resta delle camere, che il tetto ha schiacciato come fossero di carta. È certo che al momento della tragedia il Rigopiano ospitava 40 persone: 28 ospiti e 12 dipendenti, compresi il titolare Roberto Del Rosso e il senegalese Faye Dame. Il cuoco Giampiero Parete e il tuttofare, Fabio Salzetta, si sono salvati perché quando si è abbattuta la slavina si trovavano all'esterno dell'albergo. Restano però ancora da identificare 12 vittime. Ieri è toccato ai familiari di Alessandro Riccetti, il ternano di 33 anni, receptionist al resort. In lutto anche Valva, paesino del salernitano, che piange Stefano Feniello, 28 anni. «Mi hanno dato l'orologio e una catenina di mio figlio - si dispera il padre Alessio - È tutto quello che mi è rimasto grazie al direttore dell'albergo e al governatore».
I soccorritori continuano a scavare. «Si va avanti, dobbiamo terminare il lavoro», dice il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Le storie si intrecciano, ma il destino ha fatto da spartiacque. Da una parte ieri a Loreto Aprutina (Pescara) Edoardo Di Carlo, 8 anni, ha assistito in prima fila ai funerali dei genitori, dall'altra a Giulianova, Giorgia Galassi e il fidanzato Vincenzo, hanno raccontato in conferenza stampa del boato, del crollo, del salvataggio e del fatto che nessuno parlò di pericolo valanghe.
Al centro delle polemiche è finita in queste ore la funzionaria della Prefettura di Pescara, che mercoledì 18 prese la telefonata di Quintino Marcella sull'allarme al Rigopiano. A chi l'accusa di aver sottovalutato il pericolo risponde: «Ci saranno modi e tempi per chiarire tutto, ho la coscienza a posto».
Il procuratore aggiunto, Cristina Tedeschini, l'ha già ascoltata ed è in possesso delle telefonate registrate. Ieri ha ricevuto i primi risultati dei sei accertamenti autoptici, conferendo gli incarichi per gli altri sei. «In alcuni casi sono state morti immediate per schiacciamento - ha spiegato il pm -. In altri si è trattato di morti meno immediate, con concorrenza di cause: schiacciamento, ipotermia e asfissia. Ma non ci sono casi di decesso per sola ipotermia».
Tedeschini ha infine fatto sapere di aver acquisito «documenti utili alle indagini» e di aver dovuto negare ai parenti la restituzione immediata dei corpi. «Il mio ufficio ha scelto come modalità operativa di capire con assoluta precisione caso per caso cosa è successo - ha chiarito - Faccio l'accertamento autoptico e lo farò per tutti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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