Tre religioni in lutto per gli eroi: "Morti per farci vivere liberi"

L'addio alle vittime dalla banlieue parigina a Gerusalemme. Stretta di mano con il rabbino al cimitero musulmano. E dopo il dramma Hollande risale nei sondaggi

Tre religioni in lutto per gli eroi: "Morti per farci vivere liberi"

Il premier Manuel Valls asciuga le lacrime con un fazzoletto appena parte la Marsigliese, l'inno nazionale che più tardi all'Assemblea nazionale sarà cantato da tutti i deputati in piedi, per la prima volta dall'11 novembre 1918, giorno dell'armistizio. Valls si commuove dopo che Hollande onora i tre poliziotti con la Legion d'onore e pronuncia un discorso alla prefettura di Parigi che ha voluto scrivere di suo pugno e che ha chiuso nella notte elogiando «il coraggio, la bravura, la dignità» di chi aveva l'ideale di servire la Repubblica: «Clarissa, Franck, Ahmed sono morti perché noi possiamo vivere liberi», dice il presidente, che dopo la sua reazione agli attentati ha guadagnato il 5% nei sondaggi ed è risalito al 20%.

Più tardi, nella banlieue di Bobigny, la Francia multietnica dà il suo addio, tra uomini in divisa, donne velate e islamici in tunica tradizionale, all'agente Ahmed Merabet, musulmano, che avrebbe compiuto 41 anni tra due settimane e invece è diventato il simbolo della furia degli estremisti islamici, con la sua mano alzata sul marciapiede prima di essere finito col kalashnikov da uno dei fratelli Kouachi fuori dalla redazione di Charlie Hebdo . Nessuna trincea al cimitero islamico di Bobigny, nemmeno tra ebrei e musulmani. Anzi le due comunità si mostrano unite ciascuna nell'onore e nel saluto alle proprie vittime. Il rabbino Philippe Haddad, della sinagoga di rue Copernic che fu colpita nel 1980 da un attentato dei fondamentalisti palestinesi, si presenta a rappresentare la comunità ebraica parigina e stringe la mano al rettore della Grande Moschea della capitale francese, Dalil Boubakeur: «Il loro dolore è il dolore di tutti, siamo qui per portare la nostra comprensione».

Contemporaneamente a Gerusalemme, con rito funebre condotto in ebraico e in francese, alla presenza di migliaia di persone, del capo dello Stato Reuven Rivlin e del premier Benjamin Netanyahu si sono svolti i funerali di Stato delle quattro vittime trucidate al supermercato kosher parigino: Yoav Hattab (22 anni), Yohan Cohen (anche lui vintiduenne), Philippe Braham (45 anni) e François Michele Saada (55 anni). «Ogni colpo contro un ebreo è un colpo contro il popolo di Francia», dice il ministro francese Ségolène Royal venuta a rappresentare le autorità francesi. «Sono stati uccisi solo perché sono ebrei», dice il presidente Rivlin. «Il terrorismo non distingue fra sangue e sangue ma persegue in modo particolare gli ebrei. Non è ammissibile che settant'anni dopo la guerra mondiale gli ebrei in Europa abbiano timore di comparire con la kippà e i filatteri. I leader europei devono agire in modo fermo e attivo per ristabilire il senso di sicurezza per gli ebrei europei».

Di fronte a un Paese commosso, il premier Netanyahu ha ribadito il suo invito: «Gli ebrei hanno diritto di vivere in molti Paesi al mondo, in piena sicurezza. Ma c'è una sola terra che è la loro patria storica e che li accoglierà sempre a braccia aperte. Israele è la vera casa di tutti noi».

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