Il giorno dopo l'Epifania, la necessità di «pulizia» dentro il M5s viene spiegata così da una fonte vicina al capo politico Luigi Di Maio: «Per troppo tempo il Movimento è stato come la calza della Befana, non sapevamo mai cosa ci fosse dentro». Ma i probiviri, di fatto, hanno preso tempo prima di spiccare i provvedimenti, con una procedura, se possibile, ancora più farraginosa di quella delle rendicontazioni.
All'ordine del giorno, comunque, ci sono le mele marce. Ovvero tutti i parlamentari che non hanno versato le restituzioni sul sito Tirendiconto.it. Il pallottoliere dei morosi segna quota 11. Come una squadra di calcio. Il team dei discoli su cui potrebbe abbattersi la scure dei probiviri. Fino alla sanzione regina dell'espulsione, considerata nel novero delle possibilità per i cinque deputati e i sei senatori che non rendicontano da un anno esatto. Sono stati proprio quelli più gravi, secondo quanto trapela, i casi esaminati ieri dal collegio dei probiviri in riunione a Roma.
Il tribunale interno, formato dal ministro della Pa Fabiana Dadone, il consigliere regionale del Veneto Jacopo Berti e Raffaella Andreola consigliere comunale a Villorba, in provincia di Treviso, ha studiato i «fascicoli». I casi sotto la lente di ingrandimento sono «quelli visibili da fuori», ha detto la Dadone prima del vertice. Berti ha smorzato l'urgenza del repulisti: «Oggi vediamo le carte e facciamo il punto della situazione. Poi decideremo su eventuali provvedimenti», ha spiegato.
Rimangono a rischio provvedimento anche altri parlamentari. Potrebbero essere puniti «con sanzioni proporzionali alle mensilità mancanti» tutti quelli che non versano da almeno 5/6 mesi. E si tratta di un gruppo di parlamentari abbastanza nutrito. Nel quale ci sono l'ex ministro della Salute Giulia Grillo e la presidente della commissione Finanze a Montecitorio Carla Ruocco. E ci sono anche alcuni parlamentari dati già in uscita verso il gruppo di Lorenzo Fioramonti come Massimiliano De Toma e Paolo Lattanzio. Al termine dell'incontro con i probiviri, i capigruppo di Camera e Senato Davide Crippa e Gianluca Perilli hanno diffuso una nota più morbida rispetto ai propositi bellicosi degli scorsi giorni. In totale, hanno spiegato i capigruppo, a non essere in regola è «il 15% dei componenti i gruppi a Montecitorio e Palazzo Madama», vale a dire 47 parlamentari. Crippa e Perilli hanno sottolineato che l'85% degli eletti in Parlamento è in regola. Per gli altri «verranno aperti, come da statuto, i relativi procedimenti». Ma nessuna espulsione lampo: «A partire dall'apertura del procedimento, ci saranno dieci giorni per presentare le controdeduzioni». In tanti nei gruppi protestano per la mancata trasparenza del versamento sul conto ad hoc intestato a Di Maio e ai capigruppo.
Sul balletto dei cavilli stellati a pesare sono la situazione numerica in Aula e la paura di nuove fughe. Soprattutto al Senato, dove il premier Giuseppe Conte si regge su una maggioranza risicata. E ha tenuto banco l'addio del deputato catanese Santi Cappellani, che si era giustificato dicendo di aver perso la password per versare i bonifici. Cappellani, a quanto apprende Il Giornale, non entrerà in Eco di Fioramonti e per il momento siederà nel Misto.
Sull'addio del deputato e la dichiarazione sulla password persa, l'ex sottosegretario Michele Dell'Orco ha commentato: «È la dichiarazione politica trash dell'anno. Purtroppo fa riflettere sul livello dell'attuale selezione su Rousseau».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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