Roma - La notizia era attesa, ma per l'Inps è stato comunque un terremoto. Il direttore generale Massimo Cioffi se ne va dopo due anni di tensioni e scontri con il presidente Tito Boeri. Il numero due dell'istituto di previdenza ha comunicato le dimissioni al ministro del Lavoro Giuliano Poletti per «profondi contrasti» con il presidente. La scelta è motivata dalla volontà di «contribuire a superare una situazione di ricorrente contrasto di opinioni con il presidente dell'Inps, che potrebbe, alla lunga, danneggiare la regolare funzionalità dell'Istituto».
Paradossalmente d'accordo il «nemico» di sempre. Il presidente Boeri che ha ringraziato Cioffi per il lavoro, apprezzando «la sua sensibilità istituzionale e coerenza nel rimettere il mandato. Ha dichiarato in modo aperto le sue divergenze e non poteva essere chiamato ad attuare una riforma organizzativa in cui aveva mostrato di non credere», ha sottolineato Boeri.
Questioni tutte interne quindi. Ma potrebbe esserci dell'altro. Cioffi arriva all'Istituto 21 mesi fa, subito dopo la nomina di Boeri. Viene presentato come un uomo vicino all'economista milanese, ma non è così. È stato scelto dal ministero del Lavoro e i contrasti con Boeri iniziano da subito. Ex capo del personale dell'Enel, finisce sotto i riflettori per un presunto conflitto di interesse relativo a una ispezione a carico del gruppo.
Le prime pesanti prese di distanze da Boeri, quando il presidente dell'Istituto presenta la sua proposta di riforma previdenziale, in contrasto aperto con il governo. Cioffi difende l'esecutivo e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Ultimo scontro del quale danno conto i media, quello sui prepensionamenti del gruppo Espresso. Boeri non informa il direttore generale delle procedure avviate per il gruppo editoriale con il quale collaborava. Cioffi viene messo a conoscenza dei prepensionamenti tardi, denunciano i sindacati dell'istituto. Possibile che le dimissioni siano una conseguenza di questo episodio. Ma potrebbe esserci dell'altro.
Le dimissioni di Cioffi sono da una parte una sconfitta per Poletti che lo aveva nominato. Ma non è detto che siano una vittoria per il presidente economista. I contrasti con Poletti sono noti. Boeri non è gradito nemmeno a Palazzo Chigi, in particolare al sottosegretario alla presidenza Tommaso Nannicini. Le dimissioni di Cioffi potrebbero convincere il governo a mettere mano alla governance dell'Istituto. Boeri potrebbe uscirne indebolito, se non rischiare la poltrona. Dai tempi dell'ex commissario Mastrapasqua l'Inps non ha un consiglio di amministrazione e il potere è concentrato sul presidente. A spingere per una gestione collegiale sono in tanti e non da oggi.
«Non è possibile che un istituto con un bilancio da 400 miliardi non abbia un consiglio di amministrazione», spiega Luigi Scardaone, rappresentante Uil del Civ, il consiglio di vigilanza. Difficile per il presidente, adesso, non prestare attenzione alle richieste dell'organismo, a partire da un'operazione trasparenza sugli immobili e sui contributi non pagati dagli enti locali.
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