"Troppi vestiti griffati". Per il look da scuola si ripensa al grembiule

Il ministro dell'Istruzione sulla proposta di Salvini: «Va bene, ma decidano i presidi»

"Troppi vestiti griffati". Per il look da scuola si ripensa al grembiule

Matteo Salvini non si è presentato ieri a Lauria (Potenza) in sella a un cavallo e con il casco integrale in testa come nella divertente scena interpretata dal talentuoso attore potentino, Antonio Gerardi, nel film di Rocco Papaleo (nato proprio a Lauria), Basilicata coast to coast. L'effetto finale, però, non è risultato meno pittoresco: il segretario leghista, nonché vicepremier, nonché ministro dell'Interno, ha sfoggiato infatti una delle sue celebri felpe della linea prêt-à-propagandè (in Lucania si vota il domenica prossima): casacca bianca con la scritta «LAURIA» in rosso.

Fino a ieri Salvini, probabilmente, di «LAURIA» ignorava perfino l'esistenza, al pari di tutti gli altri leader di partito scesi fin qui per una campagna elettorale quantomai avvilente. Non a caso la Basilicata rappresenta il modello ideale (eppure drammaticamente reale) di una regione da sempre devastata dalla classe politica abilissima solo nel creare consenso attraverso il potere ricattatorio del clientelismo: una dinamica del do ut des che, ovviamente, non è un'esclusiva locale, ma il riflesso di un ben più ampio specifico nazionale. Oggi in Basilicata la situazione resta la stessa, e la «qualità» dei candidati in lizza il 24 marzo per la poltrona di governatore dimostra come ci sia poco da sperare per il futuro. In un contesto simile, non è causale che proprio da qui ieri si sia rilanciata una vecchia polemica «estetico-didattica» - cioè il ritorno per gli alunni all'«obbligatorietà del grembiule» - ottima per distrarre dai tanti (e gravi) problemi della scuola italiana. E così, da Lauria, Salvini punta sul «grembiule» per coprire le vergogne di una pubblica (d)istruzione: uno dei settori più «irriformabili» del nostro Paese, anche per colpa dell'esasperata sindacalizzazione della classe docente. Salvini vola alto e definisce il grembiule «simbolo di ordine, ma soprattutto di uguaglianza sociale». Spiega il vicepremier: «Metti lo stesso grembiule a tutti, così non ci sono belli e ricchi, ma sono tutti uguali». Parlando della sua esperienza sui banchi, il ministro ha tenuto a ricordare che «alle elementari e alle medie avevamo il grembiule uguale per tutti e non c'era chi aveva la felpa firmata. Si tratta di una questione di educazione e convivenza civile». Apriti cielo. L'ala radical chic dei pensatori di sinistra col maglioncino di cachemire è subito insorta bollando il ritorno al passato grembiulinesco come «fascista»: aggettivo buono per stroncare sul nascere ogni tentativo di discussione; foss'anche la discussione più patetica, come questa «classista» sul grembiule anti-influencer.

Sul fondamentale tema si era già espresso qualche mese fa il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, spiegando di «condivisibile l'iniziativa degli istituti che decidono di far indossare l'uniforme per regolamento interno». D'accordo con la proposta di Salvini anche Gabriella Giammanco (Forza Italia): «Il ritorno al grembiule sarebbe senz'altro utile: nel 2008 lo proposi all'allora ministro Gelmini che condivise la mia iniziativa. Tra bambini e adolescenti non dovrebbero esserci distinzioni riconducibili al loro modo di vestire e al loro tenore di vita».

Uno dei pochi a «sinistra» (si fa per dire) che sembra guardare con favore all'idea di un ritorno al grembiule, è il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: «Non mi capita spesso di essere d'accordo con Salvini, per cui lo segnalo - ha recentemente twittato con insopportabile prosa snob -. Penso anch'io che sarebbe giusto reintrodurre il grembiule nella scuola dell'obbligo. Per la moda c'è tempo, e così per l'abito espressione della personalità. Meglio un po' di sana uguaglianza». Ma psicologi e pedagogisti frenano: «Imporre le divise in età adolescenziale può essere controproducente e frenare il processo di autodeterminazione». Boh. «Nessuna preclusione ideologica per il grembiule delle scuole materne ed elementari - ha affermato su Tuttoscuola il presidente dell'Associazione nazionali presidi del Lazio, Mario Rusconi -. Siamo anche favorevoli alla divisa o alle tute per le medie e superiori, purché la cosa non venga normata da una legge ma sia presa come decisione dal Consiglio d'istituto, sentiti i genitori, e dal collegio dei docenti così come sancisce l'autonomia scolastica».

Intanto lil dibattito sul grembiule, foglia di fico per una scuola allo sbando, continua.

«Avvincente» più che mai.

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