Trump alza le barricate "È caccia alle streghe". Ma l'Fbi non si fermerà

Il presidente difende il figlio. La smentita del Cremlino: "Soap durata anche troppo"

Trump alza le barricate "È caccia alle streghe". Ma l'Fbi non si fermerà

Gli Stati Uniti «sono in pieno clima di caccia alle streghe», una sorta di maccartismo del nuovo millennio in cui l'ossessione persecutoria è rivolta alla Casa Bianca di Donald Trump. È questo il messaggio che il presidente americano ha inviato alla nazione nel giorno in cui l'inchiesta sul Russiagate si fa sempre più incalzante nei confronti non solo degli stretti collaboratori del tycoon, ma dei suoi stessi familiari. In primis il figlio Donald junior, travolto dalla bufera per le email dell'incontro alla Trump Tower con una avvocatessa russa che doveva fornirgli materiale compromettente su Hillary Clinton.

I democratici parlano addirittura di possibile tradimento, ma secondo il Washington Post anche i sostenitori del presidente, pur ritenendo che non vi sia alcuna responsabilità penale, descrivono la vicenda come un «uragano». E The Donald sarebbe furibondo. Su Twitter, però, è tornato a difendere il figlio, affermando che «ha fatto un buon lavoro ieri notte. È stato aperto, trasparente e innocente». «Questa - ha aggiunto - è la più grande caccia alle streghe nella storia politica. Triste».

Il procuratore speciale per il Russiagate Robert Mueller, comunque, intende esaminare lo scambio di email pubblicato su Twitter da Donald Jr nell'ambito dell'inchiesta circa le presunte interferenze di Mosca nelle elezioni. Il rampollo in un'intervista a Fox News ha spiegato di non aver detto nulla al padre del colloquio, ammettendo che se tornasse indietro forse «farebbe le cose diversamente». Mentre con discrezione, il vice presidente Mike Pence ha preso le distanze dalla vicenda, e attraverso un portavoce ha fatto sapere che «non era a conoscenza della riunione e non è interessato alle storie della campagna quando ancora lui non faceva parte della squadra». Nel frattempo, il nuovo direttore dell'Fbi Christopher Wray, nella sua audizione di conferma in Senato, ha risposto per le rime alle accuse di Trump: non penso che Mueller sia alle prese con una «caccia alle streghe», ha detto, avvertendo che qualsiasi tentativo di interferire con l'indagine del procuratore speciale è «inaccettabile».

E il tycoon da parte sua ha contestato le notizie di una Casa Bianca paralizzata dal Russiagate: «La Casa Bianca sta funzionando perfettamente, concentrata sulla riforma sanitaria, sulla riforma fiscale, sui tagli delle tasse e molte altre cose. Ho pochissimo tempo per guardare la tv», ha scritto.

Sulla questione delle email di Donald Jr è intervenuto anche il Cremlino, per cui le notizie sull'incontro «incriminato» somigliano a una «soap opera televisiva che è durata per troppo tempo». «Non dovrebbero trascinarci in queste cose - ha avvertito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov - non vi partecipiamo e non vi parteciperemo». Mentre sui presunti rapporti tra Natalia Veselnitskaya e il governo di Mosca, ha affermato che «non hanno mai avuto alcun contatto» con lei. «Sono rimasto sbalordito nel sapere che una avvocatessa russa e il figlio di Trump sono accusati di aver comunicato. Per me è un'assurdità», ha detto da parte sua il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov: «Quando una persona qualsiasi comunica con un legale, quale problema ci può essere?».

Intanto, Trump ha deciso di mettere al bando i

software Kaspersky per le agenzie governative a causa dei sospetti di legami tra la società russa con i servizi segreti di Mosca e i timori di intrusioni nelle reti americane. Decisione che per il Cremlino è «politicizzata».

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