Donald Trump resiste nella sua funzione di presidente non solo rimanendo arroccato nel fortino della Casa Bianca, ma parlando e agendo come un Comandante in Capo con pieni poteri. Lo fa da una parte congratulandosi per le ultime notizie sul vaccino e gioendo per il nuovo guizzo delle Borse, legandolo soprattutto al farmaco stesso e a uno stato di salute dell'economia che aveva ritrovato vigore nell'ultimo trimestre grazie alle sue politiche. Sebbene una parte degli osservatori vogliano ricondurre il trend dei listini a un brindisi per la vittoria di Joe Biden. «La Borsa va su, il vaccino arriverà presto. Report sull'efficacia al 90%. Grande notizia!», scrive su Twitter il tycoon commentando l'annuncio di Pfizer. Dall'altra, annunciando di aver silurato con effetto immediato il capo del Pentagono Mark Esper. Il segretario alla Difesa ad interim, spiega, sarà il direttore del National Counterterrorism Center, Christopher Miller.
Ieri, intanto, è iniziata la battaglia legale per cercare di dimostrare l'esistenza di brogli e frodi elettorali e tentare l'impresa di capovolgere l'esito del voto. Secondo quanto rivelato da alcuni media Usa - come Cnn e Politico - il clan Trump sarebbe tuttavia diviso sul fatto che The Donald debba o meno concedere la vittoria al rivale democratico. La first lady Melania, ma anche il genero Jared Kushner e la figlia Ivanka, starebbero esortando il presidente alla resa, questi ultimi giocando il ruolo dei saggi (forse guardando anche a possibili opportunità nel dopo-Trump), mentre gli altri due figli maggiori, Eric e Donald Jr, rimarrebbero fermamente schierati con la volontà del padre di portare avanti la lotta nei tribunali. Fonti informate, intanto, riferiscono di uno strappo tra The Donald e Kushner, ritenuto responsabile di aver organizzato una campagna troppo debole sul piano legale, incapace quindi di vigilare sui brogli già evocati da Trump prima del voto, e legati alle schede per corrispondenza.
Il team legale ora è stato riorganizzato, e guidato dal fedelissimo avvocato personale del Comandante in Capo, Rudy Giuliani. Per quanto riguarda invece il partito repubblicano è diviso tra i pragmatici che sostengono la battaglia legale, ma solo sino a quando sia realisticamente possibile ipotizzare un ribaltone, quelli che già si stanno organizzando per riciclarsi in un potenziale governo del dialogo (come il senatore Mitt Romney) e gli irriducibili difensori del tycoon. Sino a ora comunque, a parte poche eccezioni (come Romney, appunto, e l'ex presidente George W. Bush), la stragrande maggioranza dei repubblicani non ha offerto le consuete congratulazioni al presidente eletto. Il Grand Old Party deve in ogni caso fare i conti con la probabile uscita di scena del 45esimo presidente il 20 gennaio, scenario in cui la battaglia si sposterà dalla Casa Bianca al Senato. E gli equilibri politici dipenderanno dalle elezioni suppletive per i due seggi della Georgia che si terranno il 5 gennaio. Ad ora repubblicani e democratici hanno 48 poltrone a testa al Senato, con il Gop in vantaggio in Alaska e in North Carolina, dove non è ancora avvenuta l'assegnazione ufficiale. Con Biden a Pennsylvania Avenue è essenziale che i repubblicani vincano non solo i due seggi ancora in ballo, ma almeno uno dei due ballottaggi della Georgia per aggiudicarsi la maggioranza (pari a 51 poltrone). In una situazione di parità (50 a 50), il voto decisivo spetterebbe infatti alla vice presidente, Kamala Harris.
In caso di successo, la strategia del dopo-Trump sarebbe quella di partire dal Senato per arginare i provvedimenti di Biden, puntare a riconquistare la Camera nelle elezioni di Midterm del 2022, e tornare a marciare sulla Casa Bianca in Usa 2024. Lo stesso Trump, secondo il sito Axios, avrebbe già messo le mani avanti e discusso con alcuni dei principali consiglieri l'ipotesi di una nuova campagna tra quattro anni.
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