Trump, strategia della vittima. "Il crimine? Difendere gli Usa". Il suo popolo sembra stanco

Ora che il primo atto dell'incriminazione di Donald Trump riguardo i presunti pagamenti alla pornostar Stormy Daniels si è concluso

Trump, strategia della vittima. "Il crimine? Difendere gli Usa". Il suo popolo sembra stanco

Ora che il primo atto dell'incriminazione di Donald Trump riguardo i presunti pagamenti alla pornostar Stormy Daniels si è concluso, la domanda è: quanto peso questa vicenda avrà sul futuro del tycoon e del partito repubblicano in vista di Usa 2024? Dal discorso che l'ex presidente ha tenuto martedì sera a Mar-a-Lago, una volta rientrato in Florida dopo l'udienza a New York, è emersa chiaramente la sua intenzione di porre le inchieste giudiziarie al centro della prossima campagna elettorale, cercando di sfruttare l'occasione di mostrarsi come vittima di una persecuzione politica e della più grande caccia alle streghe della storia americana.

«L'unico crimine che ho commesso è stato difendere l'America da chi la vuole distruggere, la mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti. I democratici hanno trasformato la giustizia in un'arma nel nostro Paese e stanno usando questo abuso di potere per interferire nelle nostre elezioni», ha detto Trump scagliandosi contro giudici, procuratori, e nemici politici. The Donald ha attaccato uno per uno i procuratori coinvolti: da quello di Manhattan Alvin Bragg, «pagato da George Soros», a Letitia James, che lo accusa nella Grande Mela di aver mentito a banche e assicurazioni gonfiando il valore dei suoi asset di miliardi di dollari, passando per Jack Smith, impegnato nell'inchiesta sulle carte top secret portate a Mar-a-Lago, che ha definito un «pazzo». Mentre l'indagine sulle interferenze elettorali della procura di Atlanta, in Georgia, a suo parere è «un caso farsa aperto per interferire nelle presidenziali del 2024, che dovrebbe essere archiviato subito».

Tutti infatti, secondo l'ex comandante in capo, sono strumenti della «sinistra radicale» con il solo obiettivo di «fermarlo a ogni costo». La strategia dell'ex inquilino della Casa Bianca, tuttavia, è rivolta non solo verso gli avversari democratici, ma anche verso il partito repubblicano per sbarazzarsi dei potenziali rivali: ponendosi come vittima di una persecuzione politica nei giorni scorsi è riuscito a ricompattare il Grand Old Party, spingendo anche gli esponenti più critici nei suoi confronti - da Mitt Romney al governatore della Florida Ron DeSantis - a prenderne le difese.

Diversi osservatori ritengono che il castello accusatorio sui pagamenti a Stormy Daniels sia molto debole e l'inchiesta rischi di franare, e questo rappresenterebbe un indubbio vantaggio per i conservatori, ma non esclude che il Gop voglia tentare a un certo punto di mettere ai margini Trump puntando su un altro candidato. Anche perché martedì il suo popolo ha dimostrato di aver perso spinta e motivazione rispetto al passato, e pure il tycoon è parso meno efficace e combattivo del solito, riproponendo i soliti attacchi ma senza una visione nuova per la terza candidatura alla Casa Bianca. Intanto, dopo l'udienza dell'ex presidente, i pubblici ministeri hanno dichiarato che prevedono di produrre la maggior parte delle accuse nei prossimi 65 giorni, mentre il team di Trump ha tempo fino all'8 agosto per presentare eventuali mozioni e il pm risponderà entro il 19 settembre. Il giudice Juan Merchan ha detto che si pronuncerà su tali mozioni nella prossima udienza, prevista per il 4 dicembre.

Il processo invece dovrebbe iniziare non prima di gennaio, intrecciandosi quindi in maniera indissolubile con le prossime elezioni presidenziali.

Il tycoon, da parte sua, per ora cerca di monetizzare lo storico arresto a New York, con la sua campagna che offre tra i vari gadget anche le t-shirt con la sua foto segnaletica (falsa) e la scritta Not guilty (non colpevole) a caratteri cubitali. E ha incassato anche altri 120mila dollari di spese legali da Stormy Daniels per una causa di diffamazione persa dall'ex pornostar.

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