Per la prima volta nella storia francese, un partito con un anno di vita potrebbe entrare in Parlamento prendendosi la maggioranza assoluta e dimezzare la rappresentanza di socialisti e gollisti. Dopo la vittoria alle presidenziali, per le «politiche» di oggi restano infatti favorite le truppe del presidente Emmanuel Macron, che in alleanza con in centristi del MoDem dovrebbe avere tra 360 e 390 seggi su 577. Di fatto un voto «confermativo» che cancella l'ipotesi di «coabitazione» con la destra.
I sondaggi generali attribuiscono a La République En Marche una forbice tra il 28 e il 31%. Ma i partiti tradizionali venderanno cara la pelle. La composizione della nuova Assemblée non è l'unica posta in gioco in questo doppio turno. Votando per un candidato, infatti, gli elettori partecipano al finanziamento dei partiti. Ecco perché la sconfitta di socialisti e repubblicani peserà anche sul futuro dei due poli tradizionali. Con i tesorieri che annunciano una drastica spending review.
Nel 2016, il Ps ha beneficiato di circa 25 milioni, i Républicains quasi 19, il Front National poco più di 5; il Partito comunista 3 milioni ed Europa-Ecologia-Verdi 2,8. Gli «aiuti», calcolati in base ai risultati dei singoli candidati, potrebbero essere più che dimezzati in favore della République En Marche. Per ricevere i rimborsi bisogna aver ottenuto l'1% in almeno 50 circoscrizioni diverse oltre al rispetto della parità dei sessi. E non a caso, le candidate al Parlamento sono il 42,40% su 7.787 nomi. Ogni voto entro i criteri porta alle casse dei partiti 1,42 euro l'anno. Ma se non ci saranno donne, in percentuale paritaria, per ogni partito inizieranno ulteriori tagli dei rimborsi. Come già accaduto ai gollisti in epoca Sarkozy e ancora oggi con meno donne degli altri.
Alla schiera di neofiti di En Marche!, che da sconosciuti dovranno convincere gli elettori di essere migliori della classe dirigente uscente, si oppongono pure decine gli outsider. Con poche chance, a Parigi corre una sorta di Cicciolina francese sotto le insegne del Partito del piacere. Isabelle Laeng, in politica dal 2001, da settimane mostra il seno sotto lo slogan «Mettiamo a nudo la corruzione» nella settima circoscrizione. L'ex diva dello strip-tease non è la sola curiosità di un'elezione che resta comunque blindata di fronte al rischio terrorismo. Gaspard Delanoë, del Partito Faire un Tour fondato nel 2002 pronunciato come acronimo «Pffft!» (un fiato di disapprovazione), nella decima circoscrizione risponde con proposte fantasiose come l'area naturisti da allestire nel parco Buttes-Chaumont di Parigi. Ci sono anche i ragazzi del partito di chi ha meno di 25 anni lanciato alle comunali del 2014: presentano 59 candidati grazie al crowdfunding, dicendosi «né di destra né di sinistra, ma un po' dell'una e dell'altra». Presente pure il partito dei Pirati, mai decollato in Francia dal 2006.
I media danno spazio a tutti, anche per evitare che si pensi che nel 2017 la Francia sia diventata improvvisamente una Repubblica che marcia all'unisono sotto macroniane insegne. La vague annunciata lascia perplessi non solo molti cittadini, ma perfino i membri della Corte costituzionale. Per esempio, turba l'idea di Macron di estendere lo Stato di emergenza fino a novembre, per poi sostituirlo con leggi che di fatto lo renderebbero permanente o quasi: difficoltosa, a quel punto, sarebbe la promozione di manifestazioni di piazza come le preannunciate proteste per la nuova legge sul lavoro che inquieta i sindacati.
En Marche! ha già ottenuto la prima posizione in 10 su 11 circoscrizioni estere dove si è votato ieri. Oggi servirà almeno il 12,5% per andare al ballottaggio domenica prossima, dove si prefigurano alcune sfide a tre o a quattro. Chi supera il 50% verrà invece eletto al primo turno.
Sempre che i 45,7 milioni di francesi che stanno per cambiare la geografia dei 577 collegi vogliano premiare l'alleanza di governo En Marche!-MoDem. Un tandem che promuove la moralizzazione della vita pubblica, ma vede già due ministri indagati e un'inchiesta per impieghi fittizi al Parlamento europeo contro i MoDem.
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