Dal tumore al record di vette Meori-Benet in cima al mondo

Ieri scalato l'Annapurna per completare l'impresa Domati tutti i 14 giganti senza ossigeno né portatori

Dal tumore al record di vette Meori-Benet in cima al mondo

Sono la coppia più «alta» del mondo. Nives Meroi e Romano Benet hanno 110 anni in due, equamente divisi, e in comune tutto il resto: la vita, i monti, l'amore e, da ieri, anche il record coniugale di aver scalato, per primi al mondo, sempre insieme, senza né ossigeno né portatori, tutti i 14 Ottomila della terra. Alle 9 del mattino, dopo 10 ore di notte, freddo e ghiaccio, hanno posato un piede a testa sulla cima dell'Annapurna, quota 8.091. Si sono guardati, sorrisi e d'intesa, quasi senza parlare, come nei matrimoni che funzionano, hanno iniziato a scendere. Semplicemente proseguendo a camminare insieme. «Felici e sfiniti: questo per noi è stato il più bello e difficile degli Ottomila», hanno scritto alla sorella di lei da Campo 4 dove hanno passato la notte dopo la vetta, insieme agli spagnoli Alberto Zerain e Jonatan Garcia con loro ieri in cima. La «dea dell'abbondanza» che nel 1950 fu il primo Ottomila a essere scalato - era l'ultimo «gigante» a mancare alla loro «cordata di miele». Ora sono 34 al mondo gli «Eight thousanders», gli uomini (e le donne) a essere riusciti nell'impresa. Il primo della classe fu Reinhold Messner, solo e senza ossigeno, nel 1986. Trentuno anni dopo il record è di coppia e parla ancora italiano grazie a «Orso e Mary Poppins», come li chiamano gli amici.

Nives, bergamasca, Romano, friulano, si sposano nel 1989 e, poco dopo le nozze, si trasferiscono a Laghi di Fusine, vicino a Tarvisio, e diventano una cordata. Di quelle che uniscono, più che «legare». L'alta quota li attrae: non per i record, ma per l'armonia che si conquista passo dopo passo. Anzi con un passo a due. Nessun proclama, niente show, solo molto fiato e stile alpino. A Romano e Nives piace così. Il primo Ottomila è il Nanga Parbat e arriva nel 1998. L'anno successivo il passo a due tocca Shisha Pangma e Cho Oyu, scalati in poche settimane. Nel 2003 un concatenamento da premiere: Gasherbrum I, Gasherbrum II e Broad Peak. Seguono Lhotse (2004) e Dhaulagiri: è il 2006 quando Nives - nome di neve e tenacia da tigre - pone il piede sul K2, anzi «Il k in due», come è solita chiamare lei la seconda cima del pianeta. È la prima italiana a riuscirci e l'anno successivo segna un altro primato tricolore in rosa, quando anche sull'Everest è la prima lady senza ossigeno.

Conquistato il tetto del mondo, tutto sembra in discesa. Per Nives poi se solo volesse - si profilerebbe un doppio record anche al femminile: scalato anche il Manalsu, nel 2008 le mancherebbero «solo» tre Ottomila per divenire la prima donna al mondo ad averli scalati tutti. Lei è in lizza insieme a un pugno di dame di ferro e signore del ghiaccio che in quegli anni stanno inseguendo il record. E invece. Nel 2009 mentre la coppia da l'assalto al Kanghchenjunga qualcosa si inceppa. Ricorda Nives: «Romano era davanti, come sempre a battere la traccia e mi incitava, ma non era lui». Benet le disse di proseguire, di pensare anche a quel record tutto suo. Figuriamoci. I due rientrano in Italia e a Benet viene diagnosticata un'aplasia midollare che lo porterà in tre anni a sostenere due trapianti di midollo. Nives non ha mai avuto dubbi: la vera cordata è quella di una vita. «Senza Romano davanti a me, nulla ha senso, ho capito allora che la vittoria che volevo era nella vita e non per forza in montagna», ripeterà lei, lasciando scalate e contese alle altre. Nel 2010 a prendersi i titoli di lady d'alta quota è, prima, la coreana «Miss Oh» - al secolo Oh Eun Sun - poi declassata per non aver completato di pochi metri il Kanghchenjunga, a favore della basca Edurne Pasaban. Entrambe hanno però usato ossigeno. Senza bombole ci riesce è il 2011 l'austriaca Geraldine Kaltenbrunner.

Ma che importa? Nives le guarda vincere, accapigliarsi e ingombrare cronache e statistiche.

Benet, intanto, guarisce; nel 2014 si regala pure una protesi d'anca e la cordata riparte, completando in altri tre anni - con Kanghchenjunga, Makalu ed Annapurna - una lista nozze lunga quasi un quarto di secolo. In cordata nella buona e nella cattiva sorte, col bello e il cattivo tempo. Fino in cima e ritorno.

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