Parte dai rimpatri la rivoluzione che Matteo Salvini vorrebbe attuare per imprimere una svolta, come promesso in campagna elettorale, all'emergenza immigrazione. Ma allo stesso tempo il ministro dell'Interno vuole bloccare «il business dei migranti» fermando i barconi. «Più disperati partono, più disperati rischiano di morire. Limitare le partenze è nell'interesse di quelle persone e degli italiani che non ne possono più», ha ribadito ieri su Twitter.
Il neo ministro vuole cominciare a lavorare senza strappi, in modo risoluto ma senza vanificare quanto fatto finora dal Viminale, una politica quella di Marco Minniti, che negli ultimi mesi ha portato ad una drastica riduzione degli sbarchi. Anzi vuole ripartire proprio dal punto dove ha lasciato l'ex ministro. «C'è un'ottima squadra al ministero dell'Interno, non smonteremo il lavoro del mio predecessore che ha lavorato bene. Voglio sottolineare che per me, se qualcuno ha fatto qualcosa di utile, di intelligente, anche se aveva una maglietta diversa non riconoscerlo sarebbe sciocco», dice Salvini eleggendo Minniti a padre putativo. «Non arrivo al ministero dell'Interno con la clava a cambiare tutto - assicura - arrivo in punta di piedi per studiare, per ascoltare, per capire». Anche se poi le sue prime parole da ministro, pronunciate ieri in Sicilia, sulla Tunisia che «non esporta gentiluomini ma spesso e volentieri galeotti» hanno già provocato un incidente diplomatico. L'ambasciatore italiano a Tunisi, Lorenzo Fanara, è stato convocato al ministero degli Esteri tunisino per manifestare il «profondo stupore» del governo per le parole del neo ministro. È stato sottolineato che le sue dichiarazioni «non riflettono il livello di cooperazione tra i due Paesi nella lotta all'immigrazione clandestina». Non proprio un bell'esordio sulla scena internazionale. Salvini ha incaricato l'ambasciatore di informare le autorità della città nord africana che anzi è disposto a rafforzare la cooperazione tra Italia e Tunisia, offrendosi di incontrare al più presto il suo omologo tunisino. Ma ieri sera, in un comizio a Fiumicino, ha rilanciato: «Chi in Tunisia si è offeso, sbaglia. Arrivano molte persone perbene, ma anche persone meno perbene. Sono pronto ad incontrare il ministro tunisino la prossima settimana. L'obiettivo è far sì che ognuno stia meglio a casa sua».
Ma è soprattutto in Europa che si deve combattere la battaglia sui migranti e Salvini ha capito bene che, al di là degli slogan, è sulla capacità di essere ascoltato nella Ue che si giocherà tutto. Per ora il ministro ha incassato un'inaspettata seppur tardiva ammissione della cancelleria tedesca Angela Merkel sull'Italia lasciata sola nel compito di accogliere così tanti migranti. Ma non gli basta. «Occorre buonsenso - twitta - quello degli sbarchi e dell'accoglienza di centinaia di migliaia di non profughi non può continuare ad essere un problema solo italiano. O l'Europa ci dà una mano a mettere in sicurezza il nostro Paese, oppure dovremo scegliere altre vie». Salvini pretende i fatti. «Domani (oggi, ndr) c'è l'ennesima riunione in Lussemburgo sull'immigrazione, io non ci sarò perché c'è la fiducia al governo, ma ci sarà la nostra delegazione per dire no, perché qualche mese fa l'Europa ci ha promesso aiuto, su immigrazione e asilo politico, ma invece il documento in discussione penalizzerebbe l'Italia e altri Paesi mediterranei a favore dei Paesi del Nord e dell'Est Europa».
E ancora da Fiumicino ha annunciato: «Oggi (ieri per chi legge, ndr)Ho avuto una telefonata lunga e cordiale con il primo ministro ungherese Viktor Orban, che ci ha fatto gli auguri di buon lavoro e con cui lavoreremo per cambiare le regole di questa Unione europea»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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