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Tutti quei balzelli che la Corte Ue dimentica

Si indignano per il permesso di soggiorno, ma dai passaporti ai prelievi le toghe potrebbero sbizzarrirsi

Tutti quei balzelli che la Corte Ue dimentica

RomaSe la Corte di giustizia europea volesse sbizzarirsi e accendere un faro (meglio più di uno) sul fisco italiano anche oltre la tassa di soggiorno troverebbe di che divertirsi. L'iniziativa della Cgil ha spostato l'attenzione sul balzello pagato dai cittadini stranieri che è aumentato troppo (anche se non è tra i più cari dell'Unione). Ma di record fiscali il Belpaese ne brucia tanti altri, senza che dai partner del Vecchio continente o dalle istituzioni Ue nessuno si scandalizzi più di tanto.

Ci starebbe ad esempio bene una condanna a tutta la classe politica degli ultimi 40 anni, che ha portato la pressione fiscale generale oltre i livelli accettabili nel resto d'Europa. Il livello ufficiale è del 43,4%. Quello reale, considerando balzelli che la statistica ufficiale non conta e il peso della burocrazia, è intorno al 54%.

Mediamente - ha calcolato recentemente la Cgia di Mestre - un cittadino italiano paga 1.037 euro più di un tedesco, il cui stipendio è più del doppio dei nostri. Poi, 1.409 più di un olandese e 3.323 euro all'anno più di un irlandese.

Condanna assicurata, che rischierebbe però di essere poco politicamente corretta, comunque cacofonica per i canoni della politica italiana perché tutelerebbe categorie che, secondo la vulgata, è giusto tartassare.

Ad, esempio, i giudici europei sarebbero costretti a dire che l'Italia è un Paese che tratta a pesci in faccia il capitale e gli imprenditori. Il tax rate , quindi il prelievo sulle imprese l'Italia - secondo una elaborazione della fondazione Impresa lavoro basata sul famoso rapporto Doing Business - è del 65,4%. Peggio di no, ma di poco, solo la Francia. L'Irlanda è al 25,9%. Senza guardare il quasi paradiso fiscale celtico, la Germania ha un tasso del 48,8%, la Spagna del 58,2%. Si dirà, giusto tassare gli imprenditori, sbagliato infierire sugli immigrati. Peccato che a dare lavoro agli italiani e agli immigrati (e quindi lo stipendio per pagare la tassa di soggiorno) siano proprio gli imprenditori.

È noto l'inferno fiscale degli immobili. Negli ultimi tre anni, sono stati tartassati, con imposte triplicate; il gettito passato da nove a 25 miliardi di euro.

Nelle categorie delle tasse abnormi, ci sono microsettori, come quello delle discoteche, che devono sopportare una pressione sopra il 50%, contro il 30% di altri paesi europei.

Sui passaporti siamo allineati con gli altri paesi europei. Ma non per i minori. In Germania, per fare un esempio, si paga 37,50 euro fino a 24 anni. Da noi, fin da bambini, 73,50 euro.

Sembrerà strano, ma tra le rendite tassate in misura molto maggiore rispetto al resto del continente, ci sono anche le pensioni. Secondo uno studio di qualche tempo fa della Confesercenti gli ex lavoratori italiani pagano al fisco il quadruplo dei francesi, il doppio degli spagnoli. Le pensioni tre volte il minimo, pagano lo 0,2% in Germania, il 20% in Italia. Forse un modo per fare pagare il costo di un sistema previdenziale che fino a qualche tempo fa era molto generoso. Oggi, con l'arrivo dei pensionati del contributivo, una ingiustizia da sanare. Almeno quanto quella dei permessi di soggiorno.

Che, a ben guardare non sono poi così cari. In Francia costano fino a 260 euro, i rinnovi sopra i 100 euro. Quello tedesco dai 135 ai 250 euro.

Se l'Italia fa scandalo, insomma, non è per le tasse imposte ai cittadini stranieri. Chi è appena arrivato e aspira alla residenza nel Belpaese e sborsa la tassa di soggiorno, deve esserne cosciente. Il peggio, viene dopo.

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