Prima udienza Consip: i brandelli del renzismo finiscono alla sbarra

L'inchiesta romana sugli appalti si intreccia allo scandalo del Csm. Lotti chiede di parlare

Prima udienza Consip: i brandelli del renzismo finiscono alla sbarra

È il giorno della prima udienza del processo Consip, quello che da un caso di corruzione negli appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione si è trasformato in un mix di depistaggi, complotti, soffiate e favori che hanno scosso la politica. Ancora di più oggi che l'inchiesta della Procura di Roma si intreccia allo scandalo delle nomine pilotate del Csm, quello che qualche giorno fa ha portato l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex ministro dello Sport, Luca Lotti - «incastrato» dalle intercettazioni mentre tesse le trame per piazzare i magistrati giusti negli uffici giudiziari più importanti d'Italia - ad autosospendersi dal Pd.

Proprio Lotti, tra gli accusati di favoreggiamento nell'indagine Consip, questa mattina sarà in udienza preliminare con gli altri sei indagati davanti al gup di Roma che dovrà decidere sul loro eventuale rinvio a giudizio per i depistaggi e le rivelazioni del segreto istruttorio che hanno costellato l'intera vicenda facendo passare in secondo piano l'originario capitolo tangenti. L'ex ministro vuole parlare. Ha intenzione di rendere dichiarazioni spontanee. Ma con lui, in aula, sarà processato quel che resta del renzismo, che questa inchiesta Consip aveva già cercato di scardinare, tanto da essere arrivata a toccare il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi, per il quale è stata poi chiesta l'archiviazione. Con il nuovo Pd di Nicola Zingaretti, Franco Roberti e Luigi Zanda fuori dalla porta ad aspettare la pietra tombale su una stagione che considerano chiusa. Non è detto che a Lotti verrà consentito di parlare, ma se fosse si rischierebbe un ulteriore intreccio politico tra il dibattimento e l'indagine che sta facendo tremare il Consiglio Superiore della Magistratura. Proprio nel momento in cui si decide di imprimere una svolta nella vita del Csm, come sollecitato qualche giorno fa dallo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, vuole prendere la parola in Tribunale per difendersi dalle accuse colui che ha contribuito a sollevarlo questo scandalo che sta facendo perdere autorevolezza alla magistratura. Non uno qualunque, ma Lotti, che è stato braccio destro di Matteo Renzi quando era premier, ora pizzicato a macchinare con l'ex presidente dell'Anm Luca Palamara e altri togati del Csm per individuare il nuovo procuratore della capitale, il magistrato destinato a prendere il posto di Giuseppe Pignatone, recentemente andato in pensione, reo di averlo messo sotto inchiesta per Consip. Ma vediamo perché. L'ex sottosegretario è accusato di favoreggiamento per aver rivelato all'ex ad di Consip Luigi Marroni che c'era un'inchiesta penale in corso sulla centrale acquisti della pa. Una soffiata che, consentendo la bonifica degli uffici dalle microspie, avrebbe compromesso le indagini.

A rischiare il rinvio a giudizio in questo filone che riguarda soffiate e depistaggi sono anche l'ex comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette e il generale dell'Arma Emanuele Saltalamacchia, l'ex ufficiale del Noe Gian Paolo Scafarto, il colonnello dell'Arma Alessandro Sessa, l'ex consigliere economico di Palazzo Chigi Filippo Vannoni e l'imprenditore Carlo Russo, indagato per millantato credito.

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