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Ultime ore per Charlie "Staccano la spina Aiutateci a fermarli"

Sos della madre del bimbo inglese malato La onlus Mitocon: «La cura sperimentale c'è»

Ultime ore per Charlie "Staccano la spina Aiutateci a fermarli"

Potrebbe essere questione di ore. Forse, quando si leggerà questo articolo, il piccolo Charlie potrebbe già non esserci più. La sua fragile, «impossibile» vita appesa a un filo sembra scandita sempre più da una disperata lotta contro il tempo. Prima erano giorni, sono diventate ore, adesso sembra questione di attimi.

È una lotta feroce contro il tempo, la burocrazia, e forse l'ottusità umana, quella che si combatte.

Il grido disperato d'aiuto arriva ancora da sua mamma: «I medici stanno per staccargli le macchine, ha detto ieri sera disperata la mamma, Connie Yates. Almeno questo racconta Piero Santantonio, presidente dell'associazione Mitocon che accoglie i familiari di bambini colpiti da malattie mitocondriali.

«Connie ci ha chiesto aiuto: Stanno per staccare le macchine a Charlie», si legge in un post sulla pagina Facebook dell'associazione, «Vi preghiamo, fermatevi- l'appello alle autorità britanniche che a norma di legge hanno deciso la condanna a morte del piccolo di dieci mesi-. Non fatelo- invoca Santantonio, il protocollo scientifico di trattamento sperimentale è pronto».

Il caso, adesso più di prima, scuote le coscienze. Basti ricordare che proprio papa Francesco si era offerto nei giorni scorsi di dare cittadinanza vaticana al piccino per farlo trasferire al Bambino Gesù di Roma sottraendolo così a una fine certa. Decisa perché per Charlie, secondo la scienza- sarebbe tutto inutile. Inutile tenerlo in vita artificialmente, senza speranza di guarigione. Per le autorità inglesi trasferire il piccolo in Italia non si potrebbe per questioni legali, la Stessa corte Europea, non pronunciandosi, lo ha di fatto condannato a morte. Tutto declinato con il definitivo «no» a un trasferimento di Charlie a Roma nella recente telefonata intercorsa tra il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson e l'omologo italiano Angelino Alfano: Charlie è ricoverato dalla nascita all'ospedale Gosh di Londra dove già da fine i giugno i medici avevano deciso di attuare i disposti della sentenza che condanna il piccino al «trapasso».

I genitori (che da sempre si erano opposti) e ora anche Mitocon chiedono disperatamente «che sia assicurata ogni cura al piccolo affinché gli sia concesso di poter essere sottoposto alla terapia sperimentale i cui dettagli saranno resi noti a brevissimo».

L'associazione è stata in contatto costante con la famiglia di Charlie Gard e con un'equipe internazionale di scienziati che sta lavorando sulle sindromi da deplezione del Dna mitocondriale e nello specifico su quelle indotte dalla mutazione RRM2B, che ha colpito il bimbo. «In particolare- afferma l'associazione - sono stati riconsiderati una serie di dati di efficacia della terapia nucleosidica che ha già dato dimostrazione di efficacia in un numero significativo di casi clinici trattati, con particolare riferimento ai risultati che dimostrano la possibilità dei nucleosidi di superare la barriera ematoencefalica. In base a queste ulteriori e nuove valutazioni il gruppo di lavoro è dunque giunto alla conclusione che la terapia nucleosidica possa essere efficace nel caso di Charlie».

Nonostante tutto, alla «scienza» britannica, questo sembrerebbe importare poco. Un destino che suona in questi momenti ancor più crudele. Proprio oggi si ipotizzava anche di un bilaterale chiesto per domani dalla Casa Bianca al Regno Unito nel corso del G20 di Amburgo, durante il quale Trump vorrebbe di convincere la premier Theresa May, ad non far eseguire la condanna.

Speriamo che ce ne sia il tempo.

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