Renzi: "L'Ue non è il nostro alibi. Sappiamo di dover fare le riforme"

Il premier, convinto che il patto Juncker "vada rafforzato", ha parlato oggi in Senato. "Europa a un bivio, grave disaffezione"

Renzi: "L'Ue non è il nostro alibi. Sappiamo di dover fare le riforme"

Il Vecchio Continente è "davanti a un bivio" e "non è facile evidenziare la parola 'evento storico' o 'bivio cruciale', ma l'Europa vive oggi una fase di profonda stagnazione economica e una stagnazione, ancora più problematica e preoccupante, che è ideale".

La pensa così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che è intervenuto questa mattina in Senato per la 52esima riunione plenaria della Cosac (Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea).

A preoccupare il premier è la crescita del movimento antieuropeista e il "grave problema di disaffezione dei cittadini". L'Europa, sostiene, deve "cambiare verso nella propria direzione economica o corre il rischio di diventare la Cenerentola dei Paesi globali". E non può permettersi di essere "terreno di scontro fra ragionieri che ragionano dello 'zero virgola'".

L'Europa che Renzi ha in mente è un'Unione "fedele al Patto di stabilità", ma a un patto che "si chiama anche Patto di crescita, ha un nome e un cognome", convinto comunque che l'Italia sappia già di suo dove fare le riforme, senza il bisogno di "trasformare l'Ue nel nostro alibi".

E se il piano Juncker va nella giusta direzione, "perché sottolinea la necessità di fare gli investimenti", avrà però bisogno di "essere rafforzato e incoraggiato: mi pare che ci sia un po' di timidezza nell'affrontare la sfida".

Nel discorso di Renzi c'è spazio anche per il tema dell'immigrazione.

"Non possiamo lasciare sole le amministrazioni locali nella gestione delle periferie - dice il premier -: occorre dire che si interviene non facendo propaganda anti-immigrati, ma costruendo asili, scuole, campi da calcio, facendo delle periferie il luogo della ripartenza".

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