Uniti per ricordare padre Jacques: «Fratellanza»

Celebrazione multireligiosa in memoria del prete ucciso in Normandia

Luciano Gulli

Ammazzare un povero prete di ottant'anni in una chiesa non è un gesto terroristico. Non è un atto di eroismo. È un gesto orrendo che sicuramente avrebbe fatto schifo anche al Profeta. Questo hanno voluto dire gli oltre cento musulmani che ieri hanno partecipato alla messa celebrata nella cattedrale di Rouen in ricordo di padre Jacques Hamel, sgozzato martedì in chiesa. È la risposta che il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), associazione che rappresenta i musulmani di Francia, ha voluto dare al mondo cattolico e alla società civile, ma anche ai propri confratelli, per ribadire la ferma condanna di un atto barbaro ed esecrato anche dal più integralista dei credenti.

Il Consiglio aveva espressamente invitato i responsabili delle moschee, gli imam e i fedeli a partecipare alla cerimonia in segno di «solidarietà e compassione», dopo il «vile assassinio» di padre Jacques Hamel. Parole schiette, inequivoche. E il mondo musulmano si è fatto vedere, mettendoci la faccia. La cerimonia è stata celebrata da monsignor Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen. «I nostri amici musulmani hanno voluto farci visita ha detto di fronte agli oltre duemila fedeli che gremivano la chiesa - e io li ringrazio a nome di tutti i cristiani». Poi, rivolto agli imam venuti a portare la loro solidarietà, l'arcivescovo li ha «fraternamente» esortati a condannare quotidianamente, quando parlano nelle moschee al loro popolo, ogni forma di estremismo. «Dite che rifiutate la morte e la violenza in nome di Dio. Sappiamo che le vostre bocche sono sincere. E le vostre bocche hanno detto che questo non è Islam».

Una comunione di cuore e di intenti. Come se la parola «Fraternità», pronunciata da papa Francesco nella sua giornata polacca, avesse davvero penetrato fin nelle più intime fibre i cuori di tutti i presenti.

Nella chiesa, i banchi delle prime file erano stati riservati ai parrocchiani di padre Hamel. I suoi «orfani». Poi è venuto il momento più atteso, il più emozionante. «Scambiatevi il segno della pace», ha detto l'arcivescovo. E lui stesso è sceso dall'altare per andare ad abbracciare i musulmani presenti e le tre suore che erano martedì scorso con padre Hamel quando il sacerdote venne trucidato. «Amore per tutti. Odio per nessuno», si leggeva su un cartello retto da un'associazione musulmana.

A Saint-Etienne, la chiesa che era stata di padre Hamel, un'altra cerimonia toccante, per sancire il ripudio del sangue, della violenza propugnata in nome di una fede. Anche qui, cattolici e musulmani si sono ritrovati per ascoltare le parole di padre Moanda, che ha ricordato «la fraternità che esiste tra le due religioni». Lo stesso, dopo la «marcia della Fratellanza» tenutasi a Lione sabato, è accaduto a Bordeaux, dove circa 400 persone di tutte le confessioni hanno partecipato a un momento di raccoglimento e preghiera nella chiesa di Notre-dame.

All'invito rivolto dal capo del consiglio musulmano regionale musulmano («rinunciamo alla paura, prendiamo posizione a favore dello stare insieme») ha risposto idealmente ieri il premier francese Manuel Valls, che ha sottolineato l'urgenza di «aiutare l'Islam in Francia a sbarazzarsi di coloro che lo minano dall'interno». La convivenza è dunque possibile. Ma contro i violenti, ha ribadito, la Francia sarà «implacabile».

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