Cronache

Uomo arso vivo nella sua auto: in cella moglie, amante e figlio

Era stata la donna a denunciare la scomparsa del coniuge. In passato aveva già tentato di avvelenarlo

Uomo arso vivo nella sua auto: in cella moglie, amante e figlio

Non era la prima volta che cercava di togliere di mezzo il marito. Susanna Brescia, 42 anni, aveva già provato ad avvelenare Vincenzo Cordì, ma non c'era riuscita.

Questa volta, invece, per oltre due mesi ha pensato di averla fatta franca. Invece ieri è finita in manette insieme a Francesco Sfara, il figlio 22enne nato da un precedente matrimonio e Giuseppe Menniti, di 41 anni, con il quale da tempo aveva una relazione.

Il corpo del 53enne era stato trovato carbonizzato nella sua auto a Roccella Jonica (Reggio Calabria) nel novembre scorso. La macchina era distrutta dalle fiamme, con dentro il corpo dell'uomo. I militari dell'Arma di Reggio Calabria, coordinati della Procura di Locri, non hanno mai creduto che si fosse trattato di un incidente e hanno allargato le indagini a conoscenti e persone vicine alla vittima, per cercare di capire se Cordì avesse qualche nemico. Ma i nemici li aveva tra le mura domestiche e, particolare ancora più inquietante, lo odiavano al punto da dar fuoco alla vettura mentre il poveretto era ancora vivo.

Ieri i militari della stazione di Roccella Jonica hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari nei confronti dei tre sospettati che sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell'omicidio avvenuto tra il 12 e il 13 novembre.

Susanna Brescia, di 42 anni, ha precedenti penali, come il suo amante, operaio, pregiudicato per reati di droga. Le indagini a tappeto hanno accertato che nella tarda serata dell'11 novembre 2019 lei, usando un escamotage, ha dapprima condotto il marito in una località appartata a Scialata di San Giovanni di Gerace, nella Locride, zona isolata sulle pendici dei monti della Limina. E successivamente, con l'aiuto del figlio e dell'amante, lo ha tramortito. Quindi lo ha cosparso di benzina e gli ha dato fuoco mentre aveva perso i sensi e si trovava dentro la Fiat 16. Lei aveva orchestrato tutto nei minimi particolari e in lacrime agli inquirenti aveva detto che probabilmente il marito si era suicidato perché soffriva di gravi crisi depressive. Ma il depistaggio non ha funzionato.

Quel cadavere era stato notato da alcuni cacciatori, quando la donna aveva già segnalato alle autorità la scomparsa. Ma l'autopsia del medico legale e gli indizi raccolti dagli uomini della scientifica hanno dimostrato che Cordì era ancora in vita quando l'auto ha preso fuoco, come dimostrava chiaramente la presenza di monossido di carbonio nei polmoni.

E si scopre ora qualcosa di ancora più inquietante. «Susanna Brescia aveva già provato ad uccidere il marito avvelenandolo» spiega il capitano Carmelo Beringheli, della compagnia dei carabinieri di Roccella, che ieri hanno fatto scattare le manette i polsi dei tre.

TPa

Commenti