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L'infornata di Speranza: chi ha piazzato al ministero

Il ministro della Salute ha mandato su tutte le furie i sindacati. Ma l’impegno profuso potrebbe non bastare

L'infornata di Speranza: chi ha piazzato al ministero

Mancano meno di due mesi al voto, la campagna elettorale è entrata nel vivo. Tra i leader più attivi troviamo sicuramente Roberto Speranza, volto di spicco di Articolo 1–Mdp. Il ministro della Salute è tra i grandi protagonisti dell’ammucchiata di sinistra, nonché uno dei principali sponsor del ritorno nella coalizione del Movimento 5 Stelle. Il 43enne si sta spendendo tantissimo, al punto di tentare il blitz con un valzer di nomine per il suo dicastero.

Come riportato da Libero, non è passato inosservato il tentativo di Speranza di nominare a fine mandato un bel gruppo di dirigenti al ministero della Salute. Una manovra che ha mandato su tutte le furie i sindacati, ad eccezione della Cgil, ma che potrebbe concludersi con un nulla di fatto a causa della crisi di governo orchestrata da Giuseppe Conte. E la sfilza di nomine potrebbe spettare al suo successore, un pasto piuttosto prelibato.

Già protagonista di un comizio per i 697 neoassunti vincitori di concorso per l’amministrazione del ministero, il titolare della Sanità è finito nel mirino dei sindacati. Il motivo? I rapporti pressoché inesistenti con il dicastero da quando Speranza si è insediato. Nessun dialogo nemmeno per la riorganizzazione del ministero, con tanto di aumento di poltrone: da 12 a 14 direzioni generali, più il segretario generale (figura già esistente). Il progetto del potentino è chiaro: spacchettare le nomine “in modo di tentare di far decadere più di un dirigente e sostituirlo con qualcuno più gradito a chi comanda”.

Come evidenziato in precedenza, le organizzazioni sindacali non hanno accolto di buon grado le mosse del ministro, rifiutando l’invito a partecipare all’incontro con i neoassunti. “Sono anni che sollecitiamo un incontro politico, ma il ministro si ricorda solo ora di convocarci (…) è iniziata la campagna elettorale”, il biasimo di Cisl e Uil in una durissima nota congiunta diffusa ai lavoratori.

Insomma, un bel grattacapo per l’alleato di Letta, che rischia di rimanere a bocca asciutta nonostante l’impegno profuso.

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