Sarà anche una finta abolizione. I sospetti sono più che legittimi vista l'aria che tira. Forse la vecchia agenzia di riscossione rispunterà fuori più cattiva di prima e i contribuenti finiranno per rimpiangere i periodi d'imposta del tempo che fu. Ma al netto del pessimismo della ragione, l'abolizione di Equitalia rappresenta veramente un cambio di rotta; la chiusura di un'era da dimenticare per quanto riguarda i rapporti tra cittadini e fisco.
Intanto il fatto che l'ex premier Matteo Renzi abbia a suo tempo deciso di chiudere i battenti di Equitalia e di puntarci un pezzo di campagna referendaria (con risultati comunque pessimi in termini di voti) è la dimostrazione quando la Spa raccogli-tasse avesse su di sé un carico simbolico negativo intollerabile.
Nata dodici anni fa sotto i migliori auspici, con la missione di semplificare e centralizzare la riscossione, rendere più efficiente una funzione delicatissima per i poteri pubblici, con il tempo - in particolare durante il governo Prodi, ministro delle Finanze Vincenzo Visco - Equitalia si è ingigantita ed è diventata lo strumento moderno di un fisco vecchio stampo. Punitivo e ideologico.
Tecnologie avanzate, ad esempio l'accesso illimitato alle banche dati dell'Agenzia delle Entrate, hanno convissuto con errori continui (le famose cartelle pazze). Una struttura autonoma e privata, con poteri assoluti nei confronti dei contribuenti. Quelli che la legge affida al Fisco, funzione pubblica per eccellenza.
Agenzia in conflitto di interesse visto che basa il suo fatturato su evasioni piccole e grandi. Un bilancio sempre più in rosso perché negli anni è diventato impossibile recuperare somme. I «clienti» di Equitalia - soprattutto dal 2009 in poi - non sono evasori che si arricchiscono alle spalle dei cittadini onesti, ma aziende, fallite che non possono pagare.
Per colpa della crisi, ma anche per colpa dei poteri pubblici, sotto forma ad esempio di un ente che non paga. Oppure di un esattore che non sa distinguere tra chi non vuole pagare le tasse e chi non può più farlo.
Non sono mali creati da Equitalia. Semmai difetti storici di uno Stato che è rimasto semi socialista per quanto riguarda la capacità di spesa e quella di sottrarre ricchezza ai privati cittadini. La società di riscossione è stata solo il terminale di un sistema che non funziona. La sua abolizione va interpretata come un atto di buona volontà e il riconoscimento che questo sistema che non può reggere.
Nei suoi anni di vita, la Spa partecipata da Agenzia delle Entrate e Inps, è finita sotto accusa per l'aggio. Percentuale sugli incassi che gli spettava per legge. Ancora non è dato sapere se la nuova Agenzia delle Entrate-Riscossione avrà diritto allo stesso premio, visto che il funzionamento della struttura sarà a carico dell'amministrazione centrale. Nei mesi scorsi qualcuno ha detto che, proprio per questo, l'abolizione di Equitalia dovrebbe comportare un taglio delle sanzioni.
Renzi ha presentato la nuova agenzia spiegando che i contribuenti riceveranno un Sms dal fisco in caso di ritardo
nei pagamenti. Nella narrazione renziana, la garanzia di uno strumento poco invasivo e smart. Nell'esperienza degli italiani, un altro tentativo di riformare il fisco. Nato sotto i migliori auspici, proprio come Equitalia.
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