Vento anti casta sul nuovo governo La prima cosa da fare? Via i vitalizi

Il partito dell'antipolitica è trasversale: il 70% chiede il taglio degli assegni agli ex onorevoli come atto iniziale

Vento anti casta sul nuovo governo La prima cosa da fare? Via i vitalizi

Il risentimento e la disaffezione nei confronti della politica e, specialmente, dei suoi esponenti tradizionali costituiscono il primo e il più forte sentimento che anima oggi l'elettorato italiano. Non solo tra i votanti dei partiti di «protesta» che hanno vinto le elezioni, ma, sia pure in misura diversa, tra quelli di tutte le forze politiche. Che lo scontento diffuso verso le istituzioni e i loro rappresentanti sia stato uno dei fattori determinanti dell'esito delle ultime consultazioni politiche è cosa nota. Ma si poteva pensare che, passato il voto, una parte dell'attenzione dell'elettorato si orientasse sulle problematiche più direttamente «di governo», vale a dire su cosa debbono fare concretamente e prioritariamente i partiti che, prima o poi, formeranno un gabinetto, per sanare la difficile situazione economica e sociale in cui, malgrado tutto, versa il nostro Paese. E invece no. L'atteggiamento di «antipolitica» (o, se si vuole «anticasta», secondo un termine introdotto nel lessico politico da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo ormai tanti anni fa, con effetti che si sono sempre più manifestati nel tempo) è ancora, a torto o a ragione, quello dominante tra i cittadini.

Questo stato di cose emerge con chiarezza dai risultati di un sondaggio di opinione effettuato la scorsa settimana dall' Istituto Eumetra MR di Milano (intervistando una campione rappresentativo della popolazione al di sopra dei 17 anni di età). Agli intervistati è stato posto il quesito seguente: «Qual è il primo provvedimento che il prossimo governo, quando sarà insediato, dovrà emanare?». Al riguardo, è stata sottoposta al campione una lista composta dai principali progetti compresi nei programmi delle forze politiche che hanno partecipato alle recenti elezioni.

Il responso del campione intervistato non dà adito a dubbi. La stragrande maggioranza (70%) opta senza esitazione per l'abolizione dei vitalizi ai parlamentari ancora rimasti in essere, dopo che buona parte di questi ultimi era stata peraltro eliminata qualche anno fa. Questo provvedimento è stato indicato in misura nettamente maggiore di altri che pure erano compresi nei programmi dei partiti (e comportano in realtà un molto maggiore vantaggio per le tasche dei singoli cittadini), quali la revisione della legge Fornero, la flat tax o il reddito di cittadinanza. Tra questi ultimi progetti, il secondo più gettonato (ma a considerevole distanza: lo indica il 16%) è la modifica alla legge Fornero sulle pensioni, prescelta non a caso in misura decisamente maggiore da coloro che si trovano in un'età più vicina al ritiro dal lavoro, dai 55 ai 65 anni (il 26% di questi ultimi sceglie questa alternativa). Gli altri provvedimenti proposti agli intervistati sono invece indicati con percentuali di risposte minime.

La richiesta di abolire o di ridurre in modo consistente i vitalizi parlamentari è espressa in modo trasversale in tutto il campione, con una significativa uniformità e diffusione in tutte le categorie demografiche economiche e sociali. Insomma, senza grandi differenze in relazione all'età o alla classe sociale e con solo una lieve accentuazione relativa tra gli intervistati con titolo di studio meno elevato e, specialmente, tra le casalinghe (e, in misura minore, tra le donne in generale).

Ma l'elemento più sintomatico (e, forse, sorprendente) è che si tratta di un auspicio che emerge in modo (quasi) uniforme anche dal punto di vista dell'orientamento politico, tanto da essere sostenuto dalla gran parte degli elettori di tutti i partiti. Con una parzialmente minore accentuazione tra i votanti per il Pd (ove una quota più consistente il 26% preferisce la modifica della legge Fornero) e, paradossalmente, una diffusione relativamente più contenuta anche tra gli elettori pentastellati, tra i quali una percentuale maggiore che negli altri partiti (14%) indica invece l'introduzione del reddito di cittadinanza. Ma, al di là di queste tutto sommato modeste variazioni, come si è detto, la netta maggioranza dei votanti per tutte le forze politiche (compresi i molti che alle ultime elezioni hanno scelto di non recarsi alle urne) chiede a gran voce la totale abolizione dei vitalizi attribuiti a deputati e senatori. Insomma, a provvedimenti che certamente incidono in misura maggiore sull'economia e sulla società italiana, viene nettamente privilegiata da tutta la popolazione una iniziativa che muta assai meno i conti pubblici, ma che riveste un elevato valore simbolico contro i privilegi della politica.

E, come si sa, i simboli contano molto nella formazione delle scelte e degli orientamenti. Il che illustra bene lo stato attuale della grande maggioranza della pubblica opinione e anche, ad avviso di chi scrive, la difficoltà, con questo clima, di promuovere riforme serie ed efficaci nel nostro Paese.

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