Facile a dirsi, molto più difficile a farsi. Ripulire il Campidoglio dalle mele marce, non solo dai dirigenti e dai funzionari coinvolti in Mafia Capitale ma anche quelli che non hanno saputo impedire che il malaffare propagasse al punto di mettere a rischio scioglimento il Comune di Roma, non sarà uno scherzo. E l'operazione di pulizia affidata al prefetto Franco Gabrielli rischia di arrestarsi davanti all'intoccabilità della burocrazia pubblica.
La relazione che Gabrielli ha consegnato al ministro Alfano ha salvato il Consiglio comunale di Roma dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose, deciso alla fine solo per il municipio di Ostia, ma ha colpito duro sul capo dei burocrati, Liborio Iudicello, già con Renzi alla Provincia di Firenze, di cui è stata chiesta l'immediata rimozione, e su un'altra ventina tra dirigenti e funzionari dei vari dipartimenti coinvolti nell'inchiesta. Ma alla fine cambierà davvero qualcosa nella macchina amministrativa del Campidoglio? O tutto rimarrà com'è, a parte la rotazione dei dirigenti dei municipi e dei dipartimenti già avviata a Ferragosto prima che il Consiglio dei ministri si esprimesse su Mafia Capitale? Per il momento sul tavolo del segretario generale di Roma Capitale, Serafina Buarnè, i nomi dei burocrati da tagliare non sono ancora arrivati. Sul colle capitolino intanto si respira un certo scetticismo, molti dubitano della reale efficacia delle decisioni di Gabrielli. Anzi si sono resi conto che le sue disposizioni saranno difficilmente attuabili. «Ma se non riusciamo a mandare via neanche i dirigenti arrestati», dicono. L'inquinamento poi non è soltanto tra i funzionari di alta fascia, ma anche ai livelli bassi dell'apparato comunale. E la nostra legislazione sul lavoro nella Pubblica amministrazione è rigidissima: «Noi possiamo pure licenziare - osservano in Campidoglio - ma poi il licenziato fa ricorso e il giudice del lavoro lo reintegra subito. E allora è lecito domandarsi che ruolo ha davvero il prefetto, di status o di sostanza?». Basta vedere quello che sta accadendo all'Atac, l'azienda di trasporto, dove non ci sono i soldi per mandare a casa i dirigenti inadeguati. Almeno dieci manager dovrebbero essere licenziati, ma con i loro contratti all'azienda servirebbero almeno 200mila euro per la buonuscita, come ha spiegato l'assessore ai Trasporti Stefano Esposito. Soldi che l'Atac non può permettersi. E allora si rischia che rimanga tutto come prima, come potrebbe accadere anche in Campidoglio.
Chi proprio non crede che le cose cambieranno è il Movimento 5 stelle, tornato all'attacco con una relazione, che sarà consegnata in commissione Antimafia, in cui si evidenziano i legami tra criminalità e politica anche in questa consiliatura. Per i grillini, poi, la strada indicata da Gabrielli sarebbe diversa da quella segnata dalla commissione d'accesso prefettizia: «La commissione - spiega il senatore del M5S Michele Giarrusso - non aveva neppure considerato di sciogliere un municipio, ma il Comune». Il dossier dei grillini si focalizza sul municipio di Ostia: «Qui le operazioni di Sabella, Marino ed Esposito sono di pura immagine - dicono - e quindi chi doveva intervenire dopo Tassone (il presidente Pd del municipio che si è dimesso prima di essere arrestato, ndr ) in realtà non ha fatto nulla di concreto per combattere la mafia, né prima né adesso».
Neanche il governatore del Lazio Nicola Zingaretti esce bene dall'affresco fatto dal consigliere regionale MS5 Davide Barillari: «O non sapeva nulla o ha agevolato un sistema che esiste da 40 anni. E questo è molto grave».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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