Il vero pericolo al volante adesso sono i calciatori

L'ultimo è Keita, ma da Maradona a Balotelli sono i divi del pallone i veri campioni della guida avventurosa. Con effetti a volte tragicomici

Il vero pericolo al volante adesso sono i calciatori

Quello che fa paura è il parco macchine: Caceres ha distrutto una Porsche Cayenne, Beckham ha fatto a pezzi una Cadillac, Behrami fracassato una Ferrari 458 Italia (bianca), Lentini disintegrato una Porsche Carrera 3600 (gialla). Gli salvò la vita un camionista vicentino che fermò le macchine che stavano arrivando a tutta velocità sulla Torino-Piacenza, il corpo sbalzato era in mezzo alla strada, la macchina in fiamme sull'orlo di una scarpata. Era stato acquistato dal Milan per 18 miliardi e 500 milioni, viaggiava a 200 chilometri orari con il ruotino di scorta, uscì dal coma dopo settimane, ma non tornò più quello che era. Il vecchio pregiudizio «donna al volante pericolo costante» è ormai sorpassato: sono i calciatori i fast and furious delle strade, gli Steve McQueen dei saliscendi di Bullit sulle strade di San Francisco. L'ultimo della griglia è Keita Baldè Diao, punta ispanico senegalese della Lazio, finito contro un muretto romano con la Lamborghini. Aveva appena preso la patente, era su di gomito quel tanto che basta e aveva scambiato Corso Francia per Magny Cours.

Di solito non si fanno niente: Pagliuca si fratturò una clavicola piombando con la Porsche Carrera contro un camion sulla Genova-La Spezia, Savicevic si spaccò le mani contro una macchina in sella alla sua Yamaha, Desailly sfasciò la Ferrari, sul raccordo della A26 con la bretella che porta alla A7 Genova-Milano, senza farsi un graffio, così come il suo compagno di squadra Ba, poche settimane prima, sulla stessa strada, al volante di una Mercedes. A salvare Edmundo da un frontale fu invece l'airbag. Morirono però in due tra cui una ragazza di sedici anni, il destino li incolonnò in quell'attimo che perse lei e fece di lui un assassino. Nocerino più modestamente fu investito da una 500 mentre stava andando in pizzeria.

É una costante per chi è spesso inseguito dalla noia imboccare la strada del protagonismo inutile, specie se ti capita di allungare le notti fino al mattino. Ultras dell'asfalto che vanno a sbattere dappertutto come Mister Magoo: la jeep di Maradona finì contro una cabina telefonica, quella di Gascoigne contro un furgone per le consegne, e stavolta era pure sobrio, Veron si incartò contro la serranda di un garage. Balotelli ha fatto collezione di auto, un'Audi R8 Spyder, una Bentley, una Ferrari e un paio di Maserati, di multe, sequestri di macchina e di tamponamenti. Una volta per dispetto, o per stanchezza, gli hanno riempito la macchina di aringhe. Facile che sia stata la Polstrada.

Perché non sempre ti va liscia, soprattutto quando hai ragione: come per Ogbonna tamponato da un ubriaco che lo voleva pure menare. O Vierchowod pestato da un camionista parcheggiato in seconda fila davanti alla sua jeep. Era pure sampdoriano. Mai smarrire nelle tenebre del tragico la fiammella del comico. Falcao pagò 50 milioni delle vecchie lire di risarcimento a un automobilista rimasto ferito in un incidente provocato da un amico, ma alla guida della sua macchina.

La strada però ha anche ucciso: Gigi Meroni e Gaetano Scirea, incolpevoli vittime dell'incoscienza altrui. Mario Frustalupi, Dirceu, Ludo Coeck.

O Michele Lorusso e Ciro Pezzella uccisi da un frontale sulla Statale 16 Adriatica vicino a Mola di Bari. Dovevano raggiungere i compagni del Lecce a Varese ma avevano terrore dell'aereo. Pensavano che l'auto fosse il mezzo più sicuro.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica