Vertice 5s senza Conte, Di Maio avverte i suoi: prepariamoci a votare

Il vicepremier riunisce i ministri grillini e lancia l'allerta urne. Stop all'ipotesi rimpasto

Vertice 5s senza Conte, Di Maio avverte i suoi: prepariamoci a votare

Dopo la fuga elettorale in Sardegna e i balli con la fidanzata Virginia Saba, per Luigi Di Maio la settimana è iniziata con un vertice, a Palazzo Chigi, insieme agli altri ministri del M5s. «Un incontro per fare squadra e tracciare le priorità della nostra azione di governo», fanno filtrare i pentastellati. Sul tavolo tre punti: salario minimo, taglio delle tasse e conflitto d'interessi. Presenti tutti i responsabili dei dicasteri a guida grillina, compresi i traballanti Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Anche se non si è parlato dell'argomento rimpasto, un tema che, si apprende, è stato di nuovo rimbalzato alle responsabilità di Matteo Salvini e della Lega. Il senso del discorso di Di Maio è sempre lo stesso: «Per quanto mi riguarda nessun rimpasto, se Salvini vuole farlo lo dica chiaramente». Ed è aleggiato anche lo spettro del ritorno al voto, con il vicepremier che ha detto ai suoi ministri di «tenersi pronti per le urne». Altro nodo soltanto sorvolato è la riorganizzazione del M5s, che sembrava dovesse partire a tutta velocità subito dopo la sconfitta delle europee e adesso è di nuovo impantanata. La modifica in stato più avanzato sembra l'apertura alle liste civiche a livello locale, che potrebbe essere sperimentata entro settembre. Comunque, Di Maio a breve dovrebbe partire per un nuovo tour con i referenti del M5s nelle diverse regioni.

Per quanto riguarda l'agenda di governo, il vicepremier grillino intende rilanciare la posta su due temi-bandiera del Movimento: il salario minimo e il conflitto d'interessi. Sulla prima questione i Cinque Stelle sarebbero intenzionati ad avviare un dialogo con i sindacati, mentre la seconda tematica dovrebbe fungere da «arma di pressione» nei confronti dei leghisti. Nel pomeriggio, ancora a Palazzo Chigi, Di Maio ha incontrato Laura Castelli, viceministro dell'Economia, e la senatrice stellata Nunzia Catalfo, presidente della Commissione lavoro a Palazzo Madama, prima firmataria del disegno di legge sul salario minimo orario. Di Maio ha poi sbarrato la strada all'ipotesi leghista di ammorbidire il decreto dignità: «Il decreto dignità non si tocca - ha detto ai ministri M5s - chi rivuole ampliare la portata dei contratti a termine, sottopagando i lavoratori e altro può rivolgersi a Renzi. Il Jobs Act è stata una delle peggiori leggi mai fatte negli ultimi 20 anni». Ma il premier Giuseppe Conte ha buttato acqua sul fuoco delle tensioni nell'esecutivo: «Nel governo c'è sintonia, una rinnovata fiducia a lavorare nell'interesse dei cittadini italiani e un'assoluta unità di intenti per scongiurare la procedura d'infrazione». Tornando alle tensioni interne al M5s, in molti hanno notato due convitati di pietra agli incontri di ieri: il premier Giuseppe Conte e Alessandro Di Battista.

Conte, che durante la famosa conferenza stampa delle dimissioni minacciate, si è definito indipendente da Lega e Cinque Stelle, si trovava a Parigi per il Salone internazionale dell'aeronautica quando il capo politico riuniva i pentastellati di governo. Mentre le accuse lanciate da Di Battista nel suo ultimo libro Politicamente scorretto hanno infastidito non poco Di Maio, descritto spazientito e logorato da questo dualismo infinito.

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