Politica

Veti e clima d'odio Il Pd vuole "avvelenare" la candidatura del Cav

Anche i grillini tentati dall'uscita dall'aula. Contro Rotondi si invoca il ritorno delle Br

Veti e clima d'odio Il Pd vuole "avvelenare" la candidatura del Cav

L' idea è quella di «macchiare» l'elezione del prossimo presidente, per renderlo zoppo di quella necessaria larga convergenza che ne farebbe un garante della Costituzione e della vita democratica del Paese. I piddini già da giorni ci ragionano su. Dopo la terza fumata nera si potrebbe lasciare l'aula per non partecipare (e se possibile impedire) l'elezione del candidato del centrodestra, l'unico in questo momento a poter vantare il numero più vicino alla maggioranza assoluta dei voti dei grandi elettori. Anzi, non per un candidato qualsiasi. Solo se quel candidato risponde al nome di Silvio Berlusconi. Per la sinistra resta, infatti, un nome «divisivo».

In tanti parlano di clima d'odio, dove è difficile far rispettare le più elementari regole del confronto democratico. E sicuramente disertare l'aula durante la votazione rappresenta un vulnus pericoloso. Lo stesso Clemente Mastella (che di elezioni per Quirinale ne ha vissute molte) lo ricorda: «Obbligare i parlamentari per disciplina di partito a uscire dall'aula non è giusto - dice -. Non si sta votando un governo, ma un presidente che deve rappresentare tutti. Quindi il singolo parlamentare deve giudicare il candidato al di là dell'appartenenza».

Il fatto è che queste elezioni saranno in mano ai franchi tiratori, che saranno la maggioranza, lamentano in molti. E dunque è possibile che il voto possa sfuggire dalle mani dei kingmaker. Tanto che la stessa Meloni (FdI) ha ventilato la possibilità che un simile parlamento possa portare al Colle un nome imprevisto e imprevedibile come accade nella commedia cinematografica in cui Claudio Bisio veste i panni di un omonimo dell'Eroe dei due Mondi, eletto per ripicca. Ed è proprio la libertà d'azione dei tanti parlamentari del gruppo Misto e di molti grillini in «libera uscita» che Enrico Letta teme di più. Tanto che vuol convincere il suo alleato Giuseppe Conte a sposare la tattica dell'uscita dall'aula. E quest'ultimo è fortemtente tentato dal momento che si rincorrono voci sulla possibilità che alcuni parlamentari grillini possano votare per Berlusconi. Come confermato dall'ex pentastellato Gregorio De Falco, ora nel gruppo Misto. Insomma l'elezione del prossimo presidente della Repubblica si sta rivelando un dibattito fortemente identitario, con cadute nei veti più ideologici.

Pd e 5Stelle d'altronde potrebbero condizionare la composizione (e la guida) del governo chiamato a sostituire Draghi nel caso di una sua promozione al Colle. E in questo caso un governo a chiara matrice di centrosinistra potrebbe portare - come assicurano fonti di Forza Italia - all'uscita dalla maggioranza non solo della Lega ma anche degli azzurri.

Intanto la campagna quirinalizia si tinge di tinte fosche. Il leader di Verde è popolare Gianfranco Rotondi è stato vittima di feroci attacchi sui social per aver associato il nome di Berlusconi a quello di Sandro Pertini. Attacchi provenienti soprattutto da militanti del Movimento fondato da Grillo. E le stoccate e le censure sono diventate presto minacce con pericolosi accostamenti a protagonisti (le Br) di un'epoca di odio politico che ha segnato col sangue la nostra storia.

«Inaccettabile l'invocazione di un ritorno delle Brigate rosse - commenta Rotondi, che ieri ha ricevuto la solidarietà di numerosi parlamentari - si è passato il segno».

Commenti