La prima proposta di legge l'ha pescata dall'opposizione. E alla fine dell'intervento si è preso l'applauso del centrosinistra. È stato un esordio col botto quello di Alberto Stefani, neo governatore del Veneto.
Presidente, si aspettava questo battimani?
"Io ho raccolto un suggerimento a proposito dei caregiver, insomma quelli che hanno familiari non autosufficienti o con gravi difficoltà e si dedicano loro gratuitamente. Realtà diffusissime, che riguardano un veneto su quattro, ma inesplorate, tutte da definire sul piano normativo. Diciamo che in sei mesi spero di far approvare una legge ad hoc che crei strumenti adeguati. Ad esempio, la possibilità di seguire i corsi universitari da casa per chi ha genitori gravemente malati".
Intanto il Veneto sperimenta una diarchia: lei alla guida della Regione, Luca Zaia, il suo predecessore, alla testa del Consiglio regionale. Funzionerà?
"Lui ha fatto moltissimo per il Veneto, lo incrocio quando vado in Consiglio regionale. Il suo è un grande aiuto, aggiunga che io e lui siamo amici e abbiamo un rapporto di collaborazione molto stretto che va avanti da anni. Io sono il segretario regionale della Lega veneta e vicesegretario del partito. Insomma, siamo abituati a guardare i problemi concreti e a cercare di risolverli".
Lei a 33 anni è anche il Governatore più giovane d'Italia. Solo un dato anagrafico?
"No, per niente. Semmai vuol dire che devi cominciare ad occuparti e immaginare il Veneto dei prossimi trent'anni".
E lei cosa immagina?
"Abbiamo una società sempre più longeva e contemporaneamente abbiamo sempre più bisogno di manodopera qualificata".
Come affronterà queste emergenze?
"Mi sono dato tre priorità. Anzitutto, dare una casa ai giovani. È inutile continuare a ripetere che i giovani restano con mamma e papà e non mettono su famiglia se poi i prezzi, anche in affitto, sono proibitivi. Studierò un piano casa, partendo dal patrimonio inutilizzato, da ristrutturare, composto da ottomila immobili Ater, insomma nel portafoglio regionale, che dovranno essere messi a disposizione della comunità, in particolare delle giovani coppie".
Poi?
"Sempre per i giovani è fondamentale creare un link forte fra le scuole professionali e il mondo del lavoro. Nel 2030, insomma a breve, avremo bisogno di 250 mila tecnici, artigiani e professionisti che non dovranno essere presi da fuori ma semmai accompagnati in un intenso percorso di formazione".
Il terzo punto?
"Quartieri inclusivi, senza barriere architettoniche e con servizi ravvicinati, per una popolazione che invecchia e dove la percentuale di over 65 cresce anno dopo anno. Ma c'è un altro punto, dall'alto valore non solo simbolico, che intendo sviluppare".
Quale?
"Voglio creare una holding autostradale del Veneto. Così parte della rete verrà gestita direttamente da noi e i pedaggi rimarranno a Venezia".
Zaia predica una doppia Lega, sul modello tedesco Cdu-Csu. Nascerà una Lega veneta federata con quella nazionale?
"La Lega veneta ha già un'autonomia e uno statuto particolari, originali. Coltiviamo la nostra sensibilità, ma non vogliamo andarcene. La Lega rimane una sola".
I voti però calano, a parte il vostro exploit alle regionali del Veneto. Come si combatte il declino?
"In Veneto i risultati sono stati straordinari, ma anche altrove i dati sono positivi e segnano un recupero. E poi ricordo che Salvini ha portato la Lega al Sud. Prima del 2018 questa era fantascienza".
Adesso intanto arrivano le Olimpiadi.
"Saranno una vetrina unica. Ma noi pensiamo già al dopo: la scommessa è far vivere nel futuro gli impianti, le strutture ricettive, tutto quello che è stato fatto in questi anni di preparazione. Insomma, per entrare nello specifico, grazie ai Giochi raggiungeremo obiettivi ambiziosi: destagionalizzare il turismo in provincia di Belluno e avere turisti fra quelle montagne non solo in inverno ma anche in primavera e estate".
Zaia aveva sui diritti civili un'impostazione più laica, a tratti liberal. Lei è un cattolico che studia il diritto canonico.
"Mi sono laureato in giurisprudenza con una tesi in diritto canonico e filosofia del diritto sul codex pubblicato nel 1917 sotto Benedetto XV, ma nato durante il pontificato di San Pio X, veneto di
Riese. Voglio continuare ad approfondire: il diritto canonico è trascendentale, dunque più flessibile e aperto. Io credo nella laicità ma detesto il laicismo. Dobbiamo salvaguardare la nostra storia e la nostra cultura".