La famiglia del bosco non è di certo l'unica ad aver scelto di vivere lì, in quella fetta di terra immersa nel verde e nel silenzio. E infatti basta percorrere le stradine del piccolo borgo di Palmoli per vedere diverse case incastonate tra le colline e gli alberi. "Siamo in diversi ad aver abbandonato la città per vivere qua, nella natura", ci racconta un ragazzo che abita lì e conosce la famiglia di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham. Accetta di parlare, ma chiede l'anonimato per evitare pressioni mediatiche. "Sì, eravamo amici, ma poi ci siamo dovuti allontanare perché non hanno voluto il nostro aiuto. Né il nostro né quello degli altri del gruppo". Per "gruppo", ci spiega, intende le altre famiglie neo-rurali della zona che vivono in modo essenziale e sostenibile. "Ma noi non siamo così estremisti. Loro hanno sacrificato i propri figli: sono arrivati al punto di farseli togliere. È da un anno che gli chiediamo di mettere un bagno in casa". Ci spiega che era da diverso tempo che cercavano di mettere in guardia Nathan e Catherine sul rischio che i figli venissero portati via, ma non sono mai stati ascoltati. "Una madre che ama i propri bambini è disposta ad abbandonarli o è disposta a mettere un c***o di bagno in casa per averli?". E anche lui, come Nathan, è un papà. "I miei figli sono la cosa più preziosa al mondo, ma per loro è più importante la battaglia contro il sistema, a quanto pare".
Quando la famiglia si è stabilita qui, si frequentavano. "La prima volta che li ho visti, qualche anno fa, sono rimasto scioccato per due settimane: la casa era piena di crepe e buchi e i bambini giocavano nudi tra gli escrementi delle galline e i cani con le zecche. Gli facevano bere l'acqua di un pozzo non lontano da casa". Chiediamo se i loro figli giocavano insieme. "All'inizio sì, qualche volta, poi ci hanno fatto capire che non eravamo un buon modello per loro. "Siete troppo puliti", hanno detto. E così non volevano che i nostri bambini influenzassero i loro. Non li hanno mai voluti portare neanche a frequentare le attività promosse dalle comunità ecologiche della zona". Insomma, da quello che testimonia questo ragazzo non sembra proprio la favola della famiglia nel bosco, tra asinelli, cavalli e cagnolini. Qualcosa non torna. E ora viene la parte più preoccupante.
"Per quanto riguarda la loro salute, ci sono stati momenti in cui ho dubitato che usassero medicinali o qualsiasi altro modo per curarsi perché una volta il piccolo aveva contratto una brutta infezione all'occhio e ricordo di aver fatto visita dopo 3/4 settimane e l'occhio era ancora in quello stato tutto infettato". Catherine spiegò a questa persona che loro affrontano la malattia "da un punto di vista spirituale".