Amanda Ferrario è dirigente scolastico all'Istituto tecnico economico di Busto Arsizio, in provincia di Milano.
Nella vostra scuola siete stati tra i primi a partire con la didattica a distanza. Come sta andando?
«Bene. Siamo partiti subito, il 24 febbraio. Ma eravamo già pronti. Con i ragazzi dei primi anni lavoravamo con gli iPad e con varie connessioni. Si è posto un problema di giga ma con la solidarietà digitale abbiamo risolto. E abbiamo fatto da consulenti per altre scuole, anche elementari e medie».
Come è organizzata la giornata scolastica?
«Oggi i ragazzi fanno lezione con orario regolare, dalle 8 alle 14 con momenti di pausa e un pomeriggio a settimana c'è un rientro di 2 ore. I docenti lavorano in videochat. Li vedono tutti sullo schermo per cercare di mantenere il legame con loro e tra di loro. Abbiamo fatto anche una simulazione dell'esame di maturità. Li stiamo facendo lavorare a piccoli gruppi, per fare comunità. Il rischio è la solitudine e non sentirsi prestanti rispetto alla classe che va avanti. Ma abbiamo degli insegnanti meravigliosi».
Qual è stata la difficoltà maggiore?
«Con la lontananza fisica, paradossalmente i ragazzi si sentono più sotto pressione nel cercare di dimostrare di stare al passo con tutta la classe. E sono più soli nella gestione dell'ansia. Pensi che ci sono alunni che chiedono il permesso di andare in bagno. E lo fanno perché sanno che staccandosi perdono un pezzo...»
Quali sono i rischi della didattica digitale?
«La tenuta dei docenti che sono in difficoltà se non hanno fatto formazione. Dobbiamo avere il coraggio, oggi, di dire che la formazione è obbligatoria. Altro rischio è che la didattica a distanza sia solo un caricare di compiti, lasciando i ragazzi da soli con troppe cose da fare. Bisogna cambiare modo di fare scuola...»
In che modo?
«La didattica a distanza in questo momento non è dare compiti o lezioni ma un prendersi cura dei nostri studenti. Vederli. Parlare. Smuovere dibattiti»..
Date i voti?
«Certo, la differenza è che stiamo valutando per
competenze. Partecipa? Interviene? Fa interventi pertinenti? Più che la data èimportante il procedimento. Gli studenti stanno facendo uno sforzo enorme e vanno valorizzati. Non è la scuola del voto ma la scuola per la vita».
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