Salvato dalla prescrizione che i suoi, ora al governo, vorrebbero abolire dopo il primo grado di giudizio. È quanto successo a Beppe Grillo, per il quale la Corte d'appello di Torino ha dichiarato prescritto il reato di violazione dei sigilli apposti alla baita No Tav di Chiomonte. I fatti risalgono al dicembre 2010, in val Clarea. Nell'area in cui sarebbe sorto il cantiere della Torino-Lione, i No Tav avevano costruito una baita, presto divenuta avamposto di chi si oppone all'alta velocità ferroviaria tra l'Italia e la Francia.
L'edificio era stato successivamente sequestrato dai carabinieri, che avevano posto i sigilli alla porta d'ingresso. Tali restrizioni - secondo i magistrati torinesi - erano state violate da Beppe Grillo e da un nutrito gruppo di No Tav. Grillo aveva tenuto un comizio dinanzi la baita, entrando poi all'interno della struttura. In primo grado Grillo, nel 2014, era stato condannato a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 100 euro. In base alla legge, avrebbe potuto rinunciare alla prescrizione.
Ma non l'ha fatto.
Il deputato di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, ha così commentato la vicenda: "A Di Maio & soci, che tanto si sono spesi nelle scorse settimane per far passare l'equivalenza ideologica tra prescrizione e colpevolezza, chiediamo: ora che Beppe Grillo vede prescritto un reato che gli era stato contestato, entra di diritto nella lista dei 'furbetti della prescrizione' che sfuggono alla giustizia? Pur trattandosi di un avversario politico - spiega l'onorevole - noi restiamo coerenti: Beppe Grillo è un cittadino che ha goduto dell'applicazione di un diritto costituzionalmente tutelato, quello alla ragionevole durata del processo. Ma questo caso è la prova provata di come il giustizialismo grillino, così carico di paradossi, finisca per rivelarsi un boomerang".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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