Cronache

Violenze in piazza Duomo, arrestati due maghrebini. Ma loro fan finta di nulla

In cella perché potrebbero fuggire. Entrambi si dicono innocenti. I genitori: bravi ragazzi

Violenze in piazza Duomo, arrestati due maghrebini. Ma loro fan finta di nulla

«Due bravi ragazzi». E pazienza se le telecamere di piazza Duomo li hanno immortalati mentre trasformavano in un incubo la notte di Capodanno di una sfilza di ragazze: ieri, quando i primi due del branco di Milano finiscono in cella, i loro genitori sembrano cadere dalle nuvole. «Mio figlio è un bravo ragazzo, un lavoratore che ha perso da poco il fratello», dice all'Ansa Ahmed, il padre di Mahmoud Ibrahim, il diciannovenne fermato nella dignitosa casa della periferia milanese. «Nostro figlio è un bravo ragazzo, non ha fatto nulla», gli fanno eco papà e mamma del ventunenne Abdullah Bouguedra, catturato alla periferia nord di Torino. In piazza Duomo, secondo i familiari, c'erano andati per festeggiare in allegria l'anno nuovo come tanti altri coetanei. «Abdullah era andato lì con gli amici per divertirsi»; dice il padre del più grande. «Sono andato lì da solo, poi ho incontrato degli amici», dice al giudice Mahmoud, il 19enne. La conclusione è identica per entrambi; «Non ho fatto niente», «ho visto altre persone che circondavano una ragazza, io non ho toccato nessuno».

Ma le telecamere acquisite dalla Squadra Mobile raccontano tutta un'altra storia. Ibrahim e Bouguedra erano lì, in prima fila, nel nugolo di connazionali che accerchiava a ripetizione le ragazze, le palpava in ogni modo, le aggrediva, le scaraventava al suolo. «Posso dire che tutto intorno era uno schifo, c'erano molti ragazzi e chiunque passasse si prendeva la libertà di mettere le mani addosso»: così, nel decreto di fermo che ha spedito in carcere per violenza sessuale di gruppo i due nordafricani, il pm Alessia Menegazzo riporta una delle testimonianze più urticanti delle vittime. E un'altra: «Ho urlato - ha spiegato un'altra ragazza - cercando la mia amica, sono anche salita su un muretto per individuarla ma l'ho persa di vista. Nel mentre sono arrivate le forze dell'ordine con scudi e manganelli. La massa di aggressori si è dileguata». La sua amica «era lì che cercava di coprirsi con il giubbino stretto sul petto, non aveva più indumenti addosso, era rannicchiata per terra piena di lividi».

La verità, scrive la pm Menegazzo, è che i due «hanno agito con la consapevolezza di poter approfittare dei festeggiamenti per il Capodanno per garantirsi l'impunità». Non solo hanno «agito con modalità da branco» ma hanno anche «aggredito le persone offese utilizzandole a proprio piacimento e per soddisfare le proprie pulsioni, in spregio a ogni forma di rispetto della persona».

I due facevano parte del gruppo di diciotto giovani, tutti di origine maghrebina, che erano stati individuati a partire da lunedì scorso, quando l'acquisizione di nuovi filmati aveva portato la Squadra Mobile a dare i nomi ai primi componenti del branco: da lì in poi è stata una pesca a strascico, utilizzando i contatti e le chat che i delinquenti si erano scambiati sia prima che dopo la notte brava di San Silvestro. Quando sono arrivati nelle case di Ibrahim e Bouguedra, il sequestro degli stessi abiti che i due indossavano durante le violenze ha chiuso il cerchio. Prova finale, il riconoscimento senza incertezze che almeno due delle nove vittime hanno effettuato quando è stato mostrata loro la fotografia dei due giovani: «Sì.

Sono stati loro».

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