Virginia, la lunapiattista dei rifiuti romani

In pubblico ha sempre negato il problema. Ma in privato si sfoga: «C'è la m...»

Virginia, la lunapiattista dei rifiuti romani

C'è un lato oscuro della luna su cui vive Virginia Raggi illuminato per un attimo dalle conversazioni registrate di nascosto dal «suo» manager dell'Ama (il che è significativo della serenità dell'ambiente). Al di là della questione giudiziaria, la forzatura del bilancio di una municipalizzata, quei brani raccontano il pensiero autentico della prima cittadina sulla situazione di Roma. E lo fanno con una chiarezza che sbatte anche esteticamente con l'immagine che Virginia Raggi ha voluto costruire di sé: «I romani si affacciano e vedono la merda». E ancora Roma «è praticamente fuori controllo» e «i sindacati fanno quel cazzo che vogliono». Non sono certo l'ordinario turpiloquio, né la tensione che la sindaca rivela o la sua insistenza nel tenere la linea dettata dagli uomini di Casaleggio a rivelarci una Virginia Raggi più vera di come lei si dipinge: a stupire è la candida ammissione di tutto ciò che pubblicamente ha sempre negato di fronte ai suoi concittadini. Ad esempio quando si raccoglievano a migliaia in una manifestazione trasversale davanti al Campidoglio per protestare contro il degrado e lei li etichettava come «radical chic con le borse da mille euro» e li liquidava così: «Non mi lascio incantare dalle sirene degli orfani di mafia Capitale». Mai una esitazione nella narrazione impassibile, declinata in decine di interviste sorridenti, dei successi pentastellati a Roma. Mai una concessione alla realtà del degrado diffuso, degli alberi che cadono a centinaia, dei bus che prendono fuoco come fiammiferi, delle scale mobili impazzite e bloccate nelle stazioni della metro del centro storico, della spazzatura ammucchiata a ogni angolo di strada, delle buche assassine, del caos della macchina amministrativa che cambia assessori come calzini, dell'unica grande opera d'epoca pentastellata in cantiere (lo stadio della Roma) falcidiata dagli arresti. Come convive la sindaca sorridente dei video su Facebook brioche alla mano con quella che ai suoi confida lo sfascio dell'urbe come inevitabile, l'impossibilità di governare come fatto acquisito? L'unica spiegazione è nell'attitudine rivelata da un'altra delle frasi rubate: «Se lo devi cambiare comunque (il bilancio), lo devi cambiare e punto. Anche se loro dicono che la luna è piatta». Il rapporto di Virginia Raggi con la realtà è un inedito lunapiattismo: la verità è un concetto relativo, un teorema discutibile.

Una versione delle tante possibili, meglio se una versione privata. Di più, una versione confutabile esercitando il sacrosanto diritto grillino al dubbio e al sospetto. Le strade sono un immondezzaio? Questo lo dice lei. Proprio come la Luna: che non sia piatta è solo una teoria.

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