Coronavirus

Virologi contro Zangrillo. "Troppa euforia sui dati. È in atto un nuovo ciclo"

La lettera delle società scientifiche frena "il manifesto dell'ottimismo" sui contagi

Virologi contro Zangrillo. "Troppa euforia sui dati. È in atto un nuovo ciclo"

Le società scientifiche tirano il freno mano e cercano di ristabilire la verità sulla pandemia. Ben consapevoli che i ricercatori non possano più continuare con il botta-e-risposta su una questione così delicata. Sperano tuttavia che la loro diventi la posizione prevalente rispetto a quella sostenuta dal «manifesto dell'ottimismo» promosso dall'anestesista del San Raffaele Alberto Zangrillo e sottoscritto da Giuseppe Remuzzi, Giorgio Palù, Luciano Gattinoni e altri scienziati. Altro che ottimismo, sostengono le associazioni scientifiche capitanate da Massimo Galli, Marcello Tavio, Massimo Andreoni, Giovanni Di Perri, Claudio Maria Mastroianni e Carlo Federico Perno. «Affermare che il rischio pandemico abbia cessato di esistere non ha nessuna base scientifica, può essere causa di disorientamento e indurre una parte della popolazione a non rispettare le indicazioni di contenimento che invece devono essere mantenute» insorgono.

Il documento è firmato da Simit (infettivologi), Siaarti (anestesisti rianimatori), Simg (medici di famiglia), Sid (diabetologi) e Sigot (geriatri). «È solo grazie alle misure di contenimento adottate con il lockdown che è stato possibile arrestare la progressione dell'ondata epidemica» scrivono. Come a dire: non facciamoci abbindolare da false illusioni, il virus è solo sotto traccia ma c'è. Non esistono diverse tipologie del virus, sostengono gli infettivologi. Il ceppo virale, implicato tanto nei casi mortali quanto in quelli di modesto significato clinico, è stato sostanzialmente lo stesso, con le variazioni nel genoma che sono attese in un virus a Rna, ma che non sono tali da giustificare una differente virulenza di un ceppo rispetto agli altri. Inoltre, dagli studi non emergono differenze significative nei ceppi virali presenti in Italia. «I numeri fanno pensare a una conclusione della pandemia. In realtà è in atto un secondo ciclo endemico, caratterizzato da modalità di manifestazione differenti da prima» evidenzia Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale. «Non vi è alcuna evidenza scientifica che vi sia stato un cambiamento nella natura del virus. Noi oggi vediamo una minore incidenza di contagi e un numero più basso di persone così gravi da ricorrere all'ospedale grazie a tutte le misure prese in questi mesi» commenta Filippo Fimognari, presidente Sigot.

Zangrillo si indigna e ribadisce la sua posizione: «Sono previsioni senza senso che disegnano uno scenario apocalittico, molte persone sono spaventate a casa. Tutti gli indicatori stanno volgendo al bello. Per adattarsi all'ospite, il virus in qualche modo si è modificato e ha perso la sua capacità di replicarsi come qualche mese fa. I tamponi che noi stiamo osservando ci fanno vedere che la carica non è in grado di produrre la patologia».

La posizione del direttore di Anestesia al San Raffaele non trova d'accordo nemmeno il virologo Andrea Crisanti, responsabile della Microbiologia all'università di Padova. Che, anzi, lo bacchetta in tv: «Troppa euforia, ho grandissima stima di Zangrillo ma spero che tra due mesi non debba pentirsi di aver indotto atteggiamenti poco coerenti». Massimo Clementi gli risponde con una stoccata: «Crisanti si è sempre occupato di malaria».

I numeri di ottobre e novembre diranno chi ha ragione.

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