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Il virus, quattro premier e 48 missioni all'estero. Tutti i numeri dei sette anni di Mattarella

Lo studio di Openpolis: il capo dello Stato numero 12 ha attraversato 5 governi

Il virus, quattro premier e 48 missioni all'estero. Tutti i numeri dei sette anni di Mattarella

Ecco Francesco, che a 17 anni passa le sue giornate a prenotare vaccini e green pass per gli anziani di Roccapiemonte, Salerno. Poi c'è Miriam, classe 2002, che da bambina senza famiglia si è trasformata nell'angelo che la famiglia la trova agli altri. E Gennaro, 11 anni, il più piccolo di tutti, che a Napoli si batte per produrre e condividere energia pulita. E Tommaso, diciottenne di Cambiago, volontario della Croce Rossa. E Daniele, 14, che ha badato ai cuginetti mentre gli zii infermieri facevano i turni doppi nei reparti Covid. E altri ragazzi, trenta «esempi virtuosi», giovani svegli, capaci di usare i social per aiutare la gente durante la pandemia. Sergio Mattarella li ha premiati: sono Alfieri della Repubblica, «per le loro virtù civiche».

È la nostra meglio gioventù, «il nostro futuro» al quale il capo dello Stato, a due mesi dall'uscita dal Colle, sembra affidare idealmente le sorti del Paese. Loro più di altri, sicuramente più dei partiti, hanno capito che cosa serve in questo momento, come spiega il presidente in un messaggio alla conferenza sulle dipendenze: «comprendere» la realtà, lavorare con «impegno», usare «le conoscenze e gli strumenti più idonei» per affrontare e risolvere i problemi. E sembra quasi un lascito politico, un bilancio del settennato.

Da qui a febbraio l'agenda del Quirinale è molto fitta, nelle prossime settimane gli appelli e le pressioni per restare ancora si moltiplicheranno, tutti gli occhi sono puntati sul discorso di Capodanno; senza parlare della variabile Covid che potrebbe rimescolare le carte. La linea resta però quella del no al bis «perché il mandato e già troppo lungo e l'Italia non è una monarchia», quindi si, è proprio ora di consuntivi, come ha fatto Openpolis, analizzando tutti i numeri del dodicesimo presidente della Repubblica italiana.

E ce ne sono alcuni che danno la misura delle difficoltà del periodo: 108 vertici politici, cinque governi in sette anni, quattro premier. Uno dei quali, Giuseppe Conte, due volte a capo dell'esecutivo con maggioranze diverse, quasi opposte. Il quinto, Matteo Renzi, è quello che Mattarella ha trovato a Palazzo Chigi, anzi, quello che l'ha voluto sul Colle. Cinque governi che rappresentano geologicamente cinque ere politiche differenti. Dal centrosinistra riformista e muscolare di Renzi a quello soft di Paolo Gentiloni. Dai gialloverdi ai giallorossi, fino all'arma finale, Mario Draghi, l'asso calato sul tavolo come ultima risorsa per cercare di salvare il Paese dal virus e dalla crisi economica.

Matteo Renzi nel 2015, presidente del Consiglio e segretario del Pd, sembrava fortissimo, soprattutto dopo il 40% di voti ottenuti alle Europee. Poi ha perso il referendum e Palazzo Chigi. Gentiloni è rimasto un anno, fino al big bang del 2018. Centrodestra e centrosinistra sinistra senza maggioranza, boom di Cinque Stelle e Lega, che infatti si sono coalizzati. Ma il capo dello Stato ci ha messo 70 giorni e tutta la sua capacità negoziale, ha dovuto alzare la voce, ha bocciato ministri e sopportato attacchi (Di Maio chiedeva l'impeachment) prima di quadrare il cerchio. Nel 2019, stessa storia: lo strappo di Salvini, la mossa del cavallo di Renzi, la lunga trattativa, il Conte bis.

Nel 2020 l'Italia è passata dall'emergenza continua alla tragedia del Covid. In quei mesi, quando le bare venivano portate via di notte dall'esercito e gli ospedali scoppiavano, è stato Mattarella a tenere unito il Paese. La foto da solo, in silenzio, all'Altare della Patria, il fuori onda tv sui capelli lunghi, le visite a Vo e a Codogno. Poi, con Draghi a Palazzo Chigi, sempre in prima fila nella campagna di vaccinazione. Non sono mancati i terremoti, il crollo del ponte Morandi, i morti nell'attentato di Nizza. E lo scandalo del Csm, del quale ha più volte chiesto la riforma: sono 22 i suoi interventi come presidente del Consiglio superiore. E i viaggi: 48 trasferte all'estero, 235 incontri con capi di Stato o di istituzioni internazionali, tanti vertici.

Fino al G20 di Roma, quando Biden gli ha detto: «Sergio, resta».

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