La vita non si allunga più ma ci pensionano più tardi

Gli ultimi dati Istat invertono la tendenza. E il governo prepara un decreto per alzare l'età di ritiro a 67 anni

La vita non si allunga più ma ci pensionano più tardi

Roma - Ci avevano creduto in tanti. A una brutta notizia come il primo calo dell'aspettativa di vita degli italiani dal Dopguerra poteva corrispondere una novità niente male: il temporaneo congelamento del meccanismo che fa inesorabilmente crescere l'età pensionabile e obbligherà le nuove generazioni - datori permettendo - a lavorare fino alla terza età avanzata.

Come spesso succede per le buone notizie, anche questa è crollata di fronte ad altre priorità. Quella dei conti pubblici, in primo luogo. Con una velocità che ha invece una spiegazione tutta politica. Mettere al riparo i risparmi previdenziali dalle turbolenze elettorali.

Questi i fatti. Ieri è circolata l'indiscrezione che il governo sta per varare il decreto sul prossimo adeguamento dell'età pensionabile. Da 66,7 anni in vigore oggi a 67 tondi, a partire dal 2019.

L'aumento non è una novità. È previsto da una legge del 2011 che lega l'adeguamento dell'età del ritiro alle aspettative di vita. La scansione degli anni è nella legge. L'ultimo adeguamento c'è stato nel 2016. Il prossimo nel 2019 poi 2021, 2023 e 2025. Gli adeguamenti vanno dai 4 mesi (come l'anno scorso) a due. Quello previsto peri l 2019 è, appunto, di tre mesi.

Ma c'è un piccolo particolare. Nel 2015, anno di riferimento per l'adeguamento del 2019, non c'è stato il consueto aumento delle aspettative di vita che giustifica l'inasprimento dei requisiti per il ritiro. Come ampiamente riportato dalle cronache, nel Belpaese, per la prima volta dopo anni, complice una sanità sempre meno inclusiva e la crisi economica, si vive un po' meno. Secondo l'Istat la speranza di vita alla nascita per gli uomini si attesta a 80,1 anni (da 80,3 del 2014), per le donne a 84,7 anni (da 85). Un'inversione di tendenza che ha una rilevanza statistica e quindi anche degli effetti nelle scelte della politica.

Poco meno di un anno fa, infatti, la Ragioneria generale dello stato si è occupata del problema. Nel diciassettesimo rapporto sulle «Tendenze di medio-lugo periodo del sistema pensionistico», si ammette che «a seguito dell'accertata diminuzione della speranza di vita per l'anno 2015 difficilmente l'adeguamento decorrente dall'anno 2019 potrà rispettare quanto previsto dal citato scenario demografico Istat». Tradotto, non si potrà giustificare l'aumento dell'età pensionabile con l'allungamento della vita degli italiani.

Per questo i guardiani dei conti descrivono due scenari. Uno con l'aumento dell'età e uno senza. Il secondo scenario non è neutro per i conti pubblici. Di fatto, l'Italia ha messo a bilancio i risparmi previsti dalle riforme previdenziali su un arco di molti anni. Inceppare il meccanismo significa aprire dei buchi nel bilancio dello Stato, che poi bisogna coprire e giustificare con l'Europa.

E questo spiega la fretta del governo (Il dossier è nelle mani dei ministeri dell'Economia e del Lavoro guidati rispettivamente da Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti). Per varare l'incremento del 2019 ci sarebbero ancora due anni di tempo, ma il governo pensa di togliersi il pensiero già in autunno (ieri è uscito un articolo del Corriere della Sera che conferma questa intenzione) e mettere i risparmi previdenziali al riparo da eventuali governi poco propensi a scontentare i pensionati. Chi verrà dopo si ritroverà con l'età pensionabile a 67 anni già decisa.

Sempre che maggioranza e sindacati lo permettano.

«Se c'è la diminuzione delle speranze di vita noi chiederemo di adeguare o di congelare gli aumenti previsti per il 2019», assicura il segretario generale della Uil pensionati Romano Bellissima. Da capire cosa ne pensa Matteo Renzi, segretario Pd e azionista di maggioranza del governo.

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