Adesso che la legislatura è davvero agli sgoccioli, perché è probabile che si andrà a votare a marzo, si fanno sempre più stretti i tempi per approvare gli ultimi provvedimenti rimasti dopo il via libera del Parlamento alla manovra economica: ius soli e vitalizi innanzitutto. Ma mentre il partito democratico punta tutto sulla legge bandiera, sulla quale si gioca gran parte della sua credibilità alle porte delle elezioni, sotto sotto lavora per «aggiustare» quella sull'abolizione dei vitalizi. Come dimostra l'emendamento del senatore Ugo Sposetti che rivoluziona il ddl Richetti, cancellandone la retroattività.
Le nuove norme su stipendi e pensioni, dunque, se la proposta di modifica non sarà respinta, si applicheranno ai parlamentari solo a partire dalla prossima legislatura. Per gli altri il conto in banca non subirebbe alcuna modifica. L'emendamento prevede inoltre che a deputati e senatori vada applicato lo stesse trattamento economico di chi siede a Strasburgo. Tutto questo nonostante Renzi due giorni fa abbia esortato ad «approvarlo subito, così com'è», andando contro la linea dettata finora, che prevedeva di costruire le condizioni di approvare la legge, ma modificandola. Chi non condivide la mossa del segretario ritiene che Renzi voglia una «legge-manifesto da sventolare in campagna elettorale», sfilando il tema dei vitalizi ai grillini, mentre nel caso in cui non si riuscisse ad approvarla avrebbe modo di scaricare su altri le colpe. Per i renziani il segretario vuole provare a fare il colpo: «Cerca la spallata nella stessa finestra dello ius soli», dicono.
I due provvedimenti, ius soli e vitalizi, hanno già incassato l'ok della Camera e sono in attesa di approdare in Senato, dove si profilerebbero due maggioranze diverse e trasversali. Ma mentre la legge per il diritto di cittadinanza agli stranieri mette d'accordo governo e Pd nell'intento di provare a portare a casa il provvedimento, anche a costo di chiedere la fiducia, i vitalizi dividono gli stessi dem e il governo se ne è sempre tenuto fuori. Sullo ius soli il partito di Renzi continua a fare il pendolo. La partita è delicata e i numeri sono risicatissimi, visto che la maggioranza non potrà contare sui voti di Ap. Si va avanti a tentoni, cercando di strizzare l'occhio all'elettorato di sinistra, mentre il premier Gentiloni continua a ipotizzare di porre la questione di fiducia. Renzi dice che «se ci sarà la fiducia sullo ius soli il Pd la voterà convintamente», anche se chi gli sta intorno ritiene che il segretario non ne sia affatto convinto e che il suo sia comunque un modo di mandare la palla dall'altra parte. Perché sa bene che ricorrere al voto di fiducia su una legge che la maggior parte degli italiani non vuole, per di più a fine legislatura, equivarrebbe a regalare al centrodestra e ai Cinque Stelle una campagna elettorale in discesa.
Il centrodestra è pronto a dire no alla fiducia.
«Sarebbe un colpo di mano al quale Forza Italia si opporrà con tutti gli strumenti parlamentari necessari», dice Deborah Bergamini, responsabile comunicazione di Fi. Mentre il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, si chiede «perché Renzi e il Pd invece di mettere la fiducia sullo ius soli non la mettono per eliminare i vitalizi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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