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La prima volta ad Arcore: così Renzi incontrò il Cav

L'imprenditore fiorentino Marinelli li fece incontrare nel 2010: ecco cosa si dissero

La prima volta ad Arcore: così Renzi incontrò il Cav

Il Patto del Nazareno regge. Ieri Silvio Berlusconi e Matteo Renzi si sono incontrati ancora. E dalle riforme costituzionali hanno allargato all'Italicum e alle misure economiche. Un patto a tutto tondo che non contempla l'ingresso di Forza Italia nell'esecutivo ma che sottende un buon rapporto tra i due leader. Rapporto che affonda le proprie radici nel primo incontro del 6 dicembre 2010, quando il Cavaliere sedeva a Palazzo Chgi e l'attuale premier amministrava Firenze. Si incontrarono a Villa San Martino ad Arcore grazie anche all'intermediazione dell'imprenditore fiorentino Enrico Marinelli. "Per una festa della polizia a Villa Madama, a Roma, Berlusconi mi aveva preso sotto braccio chiedendomi di Firenze. Io gli dissi che sarebbe stato giusto che il sindaco potesse parlare con il capo del governo delle questioni irrisolte della città - racconta al Corriere della Sera - lui mi rispose: è una persona che non conosco, lo incontro volentieri".

Marinelli iniziò subito a organizzare l'incontro. Sul cellulare conserva ancora un messaggio di Renzi in cui gli scriveva: "Firenze è nelle tue mani". Sulla sede dell'incontro l'allora sindaco Firenzenon pose condizioni. La sua filosofia era: "Dove m'invita, vado". "Io ero a Milano - racconta - Matteo arrivò in treno con il fido Luca Lotti. Mentre stavamo aspettando in un salottino entrò Mariastella Gelmini, allora ministro dell'Istruzione, che poi se ne andò. Poco dopo arrivò Berlusconi: 'Scusatemi per il ritardo. Ci sono anche i miei figli'". Erano i tre più giovani: Eleonora, Luigi e Barbara. "Lui era in pullover, e anche i figli erano vestiti in modo informale, perché era un pranzo informale - ricorda l'imprenditore fiorentino - noi invece eravamo tutti in giacca e cravatta. Renzi aveva un abito scuro. Blu, mi pare". Prima del pranzo, il Cavaliere volle mostrare agli ospiti un salotto con una balconata in alto. "Dicono che qui io faccia cene strane - avrebbe detto Berlusconi - per l'ultima festa c'erano tanti striscioni e tante signore ultrasessantenni scatenate". Scatenate per il partito, ovviamente.

Berlusconi fece sedere il sindaco al suo fianco, mentre Marinelli sedeva davanti al premier, i figli nel mezzo di qua e di là. "Parlarono delle esigenze fiorentine, pochissimo di politica nazionale, così come della schermaglia noi e voi (centrodestra e centrosinistra) - racconta - molta parte della conversazione finì sul calcio: Fiorentina e Milan". Parlarono solo di calcio giocato, però. Della Valle non fu mai nominato. "Piuttosto ci fu qualche battuta su Massimiliano Allegri "comunista" (all'epoca era allenatore del Milan ndr) - continua - eravamo entrati nella villa con un mandato di 45 minuti e ci rimanemmo 3 ore". Parlarono anche di infrastrutture. E Berlusconi non mancò di sottolineare la grande fiducia che riponeva in Denis Verdini che Renzi ancora non conosceva. "Quando ce ne andammo - racconta sempre al Corriere della Sera - Berlusconi ci accompagnò alla porta con i figli, molto affettuosamente". "Ci dobbiamo rivedere", avrebbe detto il Cavaliere. Secondo Marinelli, era chiaro che "Renzi gli era piaciuto.

Ma anche Renzi era visibilmente soddisfatto".

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