"Vuole la guerra mondiale". Quella ventina di politici che odia il leader ucraino

Non sono necessariamente filo-Putin, sono in gran parte grillini ed ex grillini ma nella brigata degli scettici c'è anche qualche leghista e arrivano dei distinguo e delle defezioni da sinistra ed estrema sinistra

"Vuole la guerra mondiale". Quella ventina di politici che odia il leader ucraino

Non sono necessariamente filo-Putin, sono in gran parte grillini ed ex grillini ma nella brigata degli scettici sull'intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Parlamento italiano c'è anche qualche leghista e arrivano dei distinguo e delle defezioni da sinistra ed estrema sinistra. Alla fine dei conti sono una ventina i deputati e i senatori che hanno deciso di marcare visita all'appuntamento in videoconferenza con il leader dell'Ucraina. E la maggior parte di loro proviene proprio dal M5s, partito che coltivava il sogno di un ex showman al potere, esattamente quello che è accaduto a Kiev con l'ex comico Zelensky, passato dai lustrini dei palchi alla mimetica del bunker. Il più duro, senza dubbio, è Elio Lannutti. Il senatore eletto con i pentastellati, poi passato al Misto per la mancata fiducia al governo di Mario Draghi, non concede attenuanti al presidente ucraino. Per Lannutti Zelensky è solo «uno spregiudicato e spaccone che vuole trascinare il mondo nella terza guerra mondiale». Mentre Beppe Grillo tace, l'ex attore diventato presidente è considerato troppo ingombrante per chi è cresciuto a pane e grillismo ortodosso.

La scorsa settimana un gruppo di stellati anonimi si era già espresso, attraverso retroscena consegnati alle agenzie, contro l'opportunità di ospitare Zelensky e di offrire una tribuna ai suoi toni considerati eccessivi e guerrafondai. Tra gli indiziati per quella piccola fronda è finito subito il deputato Gabriele Lorenzoni. Che in chiaro ha confermato la linea, seppure con accenti più sfumati: «L'intervento di Zelensky di certo non aiuta una de-escalation, e poi è già stato al Parlamento europeo e in Gran Bretagna, non è che può fare il giro di tutti i parlamenti».

Molto aspra la critica del senatore Mattia Crucioli, ex Cinque stelle della componente di Alternativa: «Trovo inammissibile che Draghi e Zelensky utilizzino il Parlamento per la loro propaganda senza che i parlamentari possano intervenire in alcun modo». Enrica Segneri, deputata ancora iscritta al Movimento, non ci sarà «perché nel momento in cui chiederà l'istituzione di una no fly zone non potrò alzarmi in piedi e battergli le mani, non condividendo la sua richiesta». Un volto noto che ha divorziato dai grillini è il senatore Gianluigi Paragone, Italexit, che ha già detto: «Non voglio sentire né Putin né Zelensky».

Eh sì perché il deputato Marco Grimaldi, sempre del M5s, negli scorsi giorni ha proposto una sorta di regime di par condicio: «Bene Zelensky, ma mi piacerebbe che parlasse alla Camera anche Putin». Mentre il senatore leghista Simone Pillon ha detto: «Sono fortemente perplesso sull'utilità di questo intervento». Per la par condicio anche Matteo Dall'Osso, deputato eletto con i grillini e passato in Forza Italia: «Chi chiede anche Putin in Aula fa bene».

Ad avanzare dubbi su Zelensky negli scorsi giorni ci ha pensato anche Il Fatto quotidiano, che ha tirato fuori la storia di una villa in Toscana, a Forte dei Marmi, che il presidente ucraino avrebbe messo in affitto a 12mila euro al mese. Da sinistra non si registrano attacchi diretti al leader di Kiev, ma fioriscono i distinguo.

La rampante Elly Schlein ha tuonato contro l'innalzamento della spesa militare, il segretario di Sinistra italiana contro «l'allargamento a est della Nato» e l'ex senatore M5s Emanuele Dessì, ora nel Partito comunista di Marco Rizzo, ha fatto sapere che non ascolterà Zelensky alla Camera.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica