
"Un incontro bilaterale lo trovo molto improbabile. Le tattiche dilatorie della Russia continuano". Le parole del presidente finlandese Alexander Stubb fotografano alla perfezione la situazione attuale tra Russia e Ucraina con l'arbitro-giocatore Donald Trump indeciso se intervenire a gamba tesa o fare lo spettatore. Un passo avanti e uno indietro, giorno dopo giorno con i toni tra le parti che continuano a salire e un accordo che pare sempre più lontano.
I principali restano i soliti due: la cessione di territori da parte dell'ucraina, su cui Mosca continua a insistere senza abbassare le pretese, e le garanzie di sicurezza per l'Ucraina, in caso di nuovo futuro attacco da parte della Russia. "Sulle garanzie di sicurezza, i team di Ucraina, Stati Uniti e partner europei stanno lavorando alla loro architettura: tutti gli sviluppi saranno pronti nei prossimi giorni", assicura il presidente ucraino Volodymyr Zelenksy che ieri ha celebrato la giornata della Bandiera e oggi festeggerà l'indipendenza dell'Ucraina. E ha lanciato l'ennesimo monito: "Questa bandiera è l'obiettivo e il sogno di molti nostri cittadini nei territori temporaneamente occupati dell'Ucraina. Hanno a cuore questa bandiera perché sanno che non cederemo la nostra terra all'occupante". Oggi, per la festa dell'indipendenza, sarà a Kiev anche l'inviato speciale americano per l'Ucraina Keith Kellogg che resterà nel Paese per due giorni. Un segnale da parte di Washington che il dialogo prosegue, così come il pressing su Mosca. Forse anche per questo, nonostante le palesi difficoltà negoziali, Zelensky ostenta un po' di ottimismo. "Ora c'è una reale possibilità di porre fine a questa guerra e l'Ucraina è pronta a compiere passi costruttivi che possano avvicinare una vera pace. Tuttavia, la Russia non mostra alcuna intenzione di pace da parte sua e continua a bombardare le nostre città". Già, la Russia. Il gioco di Putin è ormai chiaro. Prendere tempo, il più possibile, e aspettare gli eventi mentre la guerra continua. Così il presidente russo nei giorni scorso ha visitato Sarov, centro dell'industria nucleare nazionale dove è stata creata la prima bomba atomica sovietica e, secondo fonti russe, ha sfruttato l'occasione per un incontro riservato con i generali che si occupano di sviluppo nucleare. Un summit utile per discutere del test del missile a propulsione nucleare Burevestnik, annunciato dallo stesso Putin nel 2018 e, secondo indiscrezioni, testato nei giorni scorsi. I falchi del Cremlino parlano di successo ma non è chiaro come sia andato realmente il test. Ma non è un caso che nei giorni scorsi lo Zar abbia parlato di misteriosi "accordi nucleari" per arrivare alla pace.
Un percorso di pace che resta in salita anche se qualcosa si muove. La Cina infatti sarebbe disponibile a inviare truppe di peacekeeping in Ucraina ma solo se questo avvenisse su mandato ufficiale da parte dell'Onu. Nei giorni scorsi Zelensky aveva scartato l'ipotesi, vista la vicinanza di Pechino a Mosca, ma un intervento diretto del Dragone, di fatto azionista di maggioranza dell'asse Cina-Russia, potrebbe avere un peso specifico notevole. Nonostante l'ambiguità cinese, che fa il paio con quella turca.
Dopo le innumerevoli auto candidature a mediatore di Erdogan, il ministro della difesa di Ankara ha fatto capire di essere disponibile ad inviare forze di pace in Ucraina e a partecipare a operazioni umanitarie di sminamento terrestre. Lentamente, ma qualcosa si muove, a diverse latitudini. Non tutto in direzione di un accordo ma dopo tre anni e mezzo di conflitto è già qualcosa.