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Da Zerocalcare a Di Cesare, i sostenitori dei violenti

Avs assolve Askatasuna: "Gli scontri? Colpa del governo". Silenzio dai vertici dem. Il fumettista pro Pal: "Grazie per quel che fanno"

Da Zerocalcare a Di Cesare, i sostenitori dei violenti
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Non c'è devastazione che tenga per i supporter del fronte antagonista. Dopo la guerriglia urbana scatenata a Torino dal centro sociale Askatasuna, sgomberato dopo 30 anni di occupazione illegale, poliziotti in ospedale, cassonetti in fiamme, caschi sfondati e sampietrini usati come arma, c'è comunque chi si schiera dalla parte della protesta. Non solo i movimenti estremi, ma anche parlamentari, docenti universitari, artisti celebrati. Il Pd cerca di distinguere tra corteo e teppisti, con un esercizio di equilibrismo il sindaco dem Lo Russo, che si è schierato fino all'ultimo con il centro sociale, parla di "violenze da condannare con fermezza", mentre i suoi assessori però sfilavano insieme agli squatter ("più sbirri morti", uno dei loro slogan). Silenzio dai vertici del Pd, Schlein in testa, nessuna condanna delle violenze, stessa linea nel M5s: caso troppo scivoloso, meglio defilarsi. Chi invece rivendica le ragioni della guerriglia è Avs, il partito che ha fatto eleggere Ilaria Salis a Bruxelles è ormai il punto di riferimento politico di collettivi, pro Pal e centri sociali. Anche il deputato di Avs Marco Grimaldi, già noto per essersi presentato alla Camera con al collo la kefiah, era in corteo a Torino e ne va fiero, e come lui anche la capogruppo di Avs in Regione Piemonte, Alice Ravinale, e quella al Comune di Torino, Sara Diena. Si dichiarano "amareggiati per come è finita la giornata", cioè con gli scontri e le bombe carta contro gli agenti, ma sia chiaro, è tutto "frutto dello sgombero e di un clima di tensione e paura alimentato dal governo", non delle frange violente di Askatasuna e soci. Lettura condivisa dal segretario di Rifondazione Comunista, il torinese ex ministro Paolo Ferrero, secondo cui "il governo ha ottenuto esattamente quello che ha ricercato: la trasformazione della manifestazione in un problema di ordine pubblico". Colpa del governo.

Dall'Europa, una esperta del ramo come Ilaria Salis, detta la linea: "Che vi piaccia o meno, Askatasuna vive nella Torino che lotta dal basso per la giustizia sociale. Potete anche provare a spegnerlo, a colpi di repressione e sgomberi, a suon di calunnie e propaganda, ma statene certi quello spirito collettivo continuerà sempre ad ardere!", con l'emoticon di una fiamma (profetica, visti i numerosi roghi). Sugli spalti a tifare per il caos c'è anche l'immancabile Donatella Di Cesare, docente di filosofia alla Sapienza di Roma, candidata (ma non eletta) da Avs alle ultime regionali in Calabria, nelle polemiche per i suoi passati elogi alla br Balzerani. La Di Cesare, tra polizia e Askatasuna, non ha dubbi con chi stare: "Un luogo nato dal basso, attraversato da lotte, musica, cura reciproca, viene trattato come un nemico interno. Quando il potere decide chi è legittimo e chi no, la forza prende il posto del diritto. E l'esultanza dei vertici di questo governo mostra il volto nudo della repressione, orgogliosa di sé", ha scritto la prof a devastazione già consumata, afflitta per "l'intervento repressivo che sostituisce il dialogo con la forza", dove la forza sarebbe quella del Viminale che ha sgomberato, non quella dei collettivi che hanno messo a ferro e fuoco Torino.

Sulla stessa linea anche il disegnatore romano Zerocalcare, anti-Israele doc e molto affezionato ai centri sociali. Per lui il casino di Askatasuna non solo va bene, "ma proprio per tutto quello che ha combinato negli anni io non gli potrò mai dire abbastanza grazie" agli antagonisti torinesi.

A sinistra si leva una voce pensante da Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia: "È interesse anche della città che ci sia un centro di ricreazione", ma per farlo "serve un bando pubblico. A chi voleva occupare dissi che gli edifici non si occupano".

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