Il Polo: adesso non ha più alibi La sinistra applaude il Cavaliere

Anna Maria Greco

da Roma

«È un atto di intelligenza». Secondo Pier Ferdinando Casini il premier ha fatto bene ad accettare la sfida televisiva di Romano Prodi, rinunciando alla conferenza stampa finale. «Berlusconi - dice il presidente della Camera - ha pensato all’esigenza degli italiani - di avere un confronto tv».
«È la vittoria del consenso, la dimostrazione che avevamo assolutamente ragione noi», replica il segretario della Quercia Piero Fassino. Grida vittoria anche il leader della Margherita, Francesco Rutelli: «Berlusconi ha dovuto rinunciare alle sue pretese e alla sua prepotenza. Dunque un passo avanti per la chiarezza e trasparenza della sfida democratica. Vinceremo meglio e di più». Massimo D’Alema parla di un «bel gesto, un gesto positivo», che riporterà ad essere «grossomodo» normale la campagna elettorale. Per il presidente Ds da criticare è il regolamento della Commissione di vigilanza Rai che, con un «eccesso di zelo» avrebbe permesso al premier di fare, oltre al confronto con l’antagonista dell’Unione, anche la sua conferenza stampa.
Nel centrodestra tutti sfoggiano grande ottimismo, sbeffeggiando il Professore per aver cercato di evitare il duello. Il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto, spiega che «pur di togliere a Prodi il pretesto di fuggire ed evitare il confronto, Berlusconi ha rinunciato a un suo diritto». E avverte che, dopo il «soporifero spettacolo» offerto martedì da Prodi a Porta a porta, «l’esultanza del centrosinistra durerà lo spazio di un mattino, sempre che non trovino un’altra scusa per evitare il confronto e ricominciare la fuga». Ora il candidato premier dell’Unione, dice il capogruppo di An alla Camera Ignazio La Russa «sarà costretto, come a poker, a calare le carte e mostrare i suoi punti: non ha più alibi e gli italiani potranno giudicarlo dopo il confronto». È un «cuor di coniglio», per il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia: «Sfugge a ogni confronto sapendo che in ogni confronto vedrebbe una sconfitta dinanzi ad un fuoriclasse come Berlusconi».
Convinto del contrario è il capogruppo Ds alla Camera Luciano Violante. Per lui, la decisione di Berlusconi è «un segno della sua grande difficoltà, ha fatto marcia indietro su una cosa che aveva sostenuto come corretta ed evidentemente pensa di avere un enorme bisogno di una competizione con Prodi poiché molto sotto nei sondaggi, ma sarà disilluso».
Quella del premier è stata una «lezione di democrazia», per l’azzurro Antonio Leone e su questo conviene, anche se in altri termini, Livia Turco dei Ds: «Alla fine Berlusconi ha dovuto capirlo: la conferenza stampa finale sarebbe stata al di fuori di ogni regola democratica».
Isabella Bertolini di Fi attacca: «Adesso vedremo quante menzogne inventerà Prodi, il coniglio della politica italiana, l’uomo capace solo di darsela a gambe. Certamente finirà in padella». Difende il Professore Roberto Giachetti, della Margherita: «Se c’è qualcuno che ha continuato a scappare - dice - per tutta la campagna elettorale, dal 2001 fino a oggi, quello è Berlusconi». Ma il capogruppo di Fi in commissione di vigilanza Rai, Giorgio Lainati, ribatte che quello di Prodi è stato «un vero e proprio odioso ricatto a danno, non certo del premier, ma dell’intero Paese e dei cittadini» e con il suo gesto il premier l’ha smascherato.
Vede un Prodi «in gran forma» il deputato della Margherita Enzo Bianco: «Adesso il confronto ci sarà, come accade nei Paesi democratici come gli Stati Uniti. E ne vedremo delle belle!».


Gran forma? Parla, si chiede Gustavo Selva di An, dei «sospiri, delle ripetizioni, dei farfugliamenti» emessi dal Professore a Porta a porta? «L’unica prospettiva che aspetta il candidato dell’Ulivo nel duello con Berlusconi è di finire ko sotto i colpi, programmatici, polemici e ironici del premier».

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