Il ponte tra Italia e Cina passa sopra un festival

La Cina delle colossali esportazioni si scopre vorace importatrice di cultura musicale d’Occidente. Voracità alimentata dal lungo «black out« maoista, e post-maoista. Con l’esito che, da più d’un decennio, nell’Impero del Drago si avverte una crescita esponenziale dei consumatori di musica classica. La Cina, dunque, rappresenta un mercato fiorente che ha ispirato un progetto affascinante: una rassegna pechinese gemellata con il Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, intitolato al grande Arturo Benedetti Michelangeli. Già sono state individuate le date, novembre 2009; la culla, l’avveniristico Centre for the Performing Arts di Paul Andreu. E già c’è un programma che annovera artisti italiani, come Aldo Ciccolini e Pietro De Maria, e si avvale della collaborazione della China Broadcasting Symphony Orchestra, ovvero l’Orchestra della Tv e Radio di Stato, sopravvissuta alle purghe della rivoluzione culturale grazie alla fortunata formula che la vedeva al servizio del popolo con l’esecuzione di colonne sonore di film. Si esporta in Oriente un «prodotto» ultratestato. Perché compie 46 anni la manifestazione lombarda, inclusa nella mappa dei festival internazionali che contano. Una manifestazione a vocazione pianistica che s’inaugura ufficialmente il 26 aprile, a Brescia, con l’orchestra di soli strumenti cinesi, la China Broadcasting Chinese Orchestra, diretta – in un programma made in China - da Pang Kapang. Il tutto è preceduto da un'anteprima di lusso, domani, al teatro Donizetti di Bergamo (ore 21), con il geniale Radu Lupu, romeno del ’45, l’interprete che ora, uscito di scena Alfred Brendel, condivide con il nostro Maurizio Pollini e il russo Grigory Sokolov lo status dell’eccellenza pianistica. Il festival ha colto al volo l’ansia d’Occidente che brucia la vita culturale della Cina del nuovo millennio, così nelle due città lombarde importerà il meglio che nell’Impero del Drago si stia producendo. La manifestazione, intitolata «Rotta ad Oriente», infila i più bei nomi del concertismo cinese: in 30 serate, fra aprile e metà giugno. Non manca il pianista Lang Lang, sorta di star per certi versi hollywoodiana (a partire dal cachet), prescelto come icona della cultura cinese alle ultime Olimpiadi: a lui va il Premio Michelangeli. Spunta poi un altro astro nascente della tastiera, la ventiduenne Yuja Wang. Ovviamente occhi puntati sul percussionista Li Biao e sul compositore Tan Dun, presente pure nella veste di direttore. A corona di tanto Oriente, il festival pone un classico dei classici, coronamento del passato e padre del moderno, vale a dire Johann Sebastian Bach. A dar voce a Bach saranno pianisti selezionati: come l’iraniano Ramin Bahrami, Angela Hewitt e Andras Schiff.

Il ponte Italia-Cina è stato voluto fortemente dal direttore della rassegna, Pier Carlo Orizio, e ovviamente avallato dalla Fondazione Italia Cina, a partire dal suo presidente, Cesare Romiti, che invitato a dire la sua sulla manifestazione ha ricordato «che lo stabilire relazioni migliori tra due popoli passa anche attraverso iniziative mirate a una maggiore conoscenza delle rispettive realtà, della cultura, della storia, delle eccellenze artistiche e del territorio. In questo senso sono sicuro che il successo di dwl festival contribuirà ad una sempre più positiva e continuativa collaborazione tra Italia e Cina».

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