Il rischio di ripetersi, oggettivamente, cè. Se cerco nel nostro archivio, troverò almeno dieci articoli in cui ho scritto che voi lettori del Giornale - e voi lettori delledizione ligure in particolare - siete straordinari. Che non siete semplicemente lettori, ma che siete un popolo. Che, sempre più spesso, ci commuovete, con le vostre telefonate, con le vostre lettere, quando vi incontriamo per strada. Che il Giornale, lo fate voi.
Eppure, quando ci sono da scrivere queste cose, non temo mai di esagerare. La naturale autocensura che scatta quando si parla di chiunque, la tendenza al risparmio degli aggettivi, la giusta tutela rispetto al rischio di eccedere nei giudizi positivi, viene meno se il soggetto dellarticolo siete voi. Anche e soprattutto per quello che dicevo prima. E cioè che queste pagine le fate voi. Non solo con i vostri interventi, le vostre lettere, le vostre segnalazioni che si trasformano spessissimo in articoli o spazi sulledizione ligure.
Lo fate voi, perchè noi tutti che lavoriamo in redazione cerchiamo di metterci dentro lo spirito che ci viene suggerito dai lettori. Lo fate voi perchè, anche quando siete in disaccordo su qualcuna delle nostre scelte (e vi ringraziamo enormemente quando ce lo dite), riuscite a darci la carica per tentare di migliorarci e correggerci in corsa. Lo fate voi perchè - persino se ci incontrate per strada - spesso basta un sorriso, un cenno dintesa, uno sguardo complice, per fermarsi a parlare e raccontarci. E raccontarsi.
Lo dico e lo scrivo spesso. I giornalisti, già, sono dei privilegiati perchè fanno un lavoro bellissimo, discretamente pagato e capace di esaltare chi lo fa per passione. E il detto, sul nostro mestiere, «Sempre meglio che lavorare», è azzeccatissimo. Così, per descrivere il pelo sullo stomaco di molti di noi è perfetto quel raccontino, quasi una barzelletta, su una mamma che si preoccupa perchè suo figlio fa il giornalista: «Il giornalista? O mio Dio! Ma è terribile! E io che pensavo fosse pianista in un bordello...». Ovviamente, si scherza. Persino con questo apologo. Ma quello su cui non si scherza è il fatto che davvero chi fa questo mestiere è un grandissimo privilegiato.
Ma il privilegio diventa ancor più forte quando si parla di noi che lavoriamo al Giornale e, in particolare, al Giornale di Genova. Una straordinaria redazione che voglio pubblicamente ringraziare: da Marina Sirtori a Paola Setti, da Paola Balsomini a Monica Bottino, da Piero Pizzillo a Carlo Revello, da Rino Di Stefano a Ferruccio Repetti e Diego Pistacchi.
Poi, abbiamo voi. E lì, non cè partita. Grazie ancora. Grazie di esserci. Sempre.
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