Il sindaco non vuole opposizione. Anzi, vuole esser lui a farsi anche lopposizione. Gli estranei no, quelli non sono tollerati, devono restare fuori dal consiglio comunale. È la verità, e detta così non suonerebbe certo come un inno alla democrazia. Ma cè un ma. Ed è da cercarsi sulla cartina geografica della Liguria. Perché tutto questo succede a Pornassio, comune dellestremo ponente, arrampicato nellAlta Val Arroscia, che se anche portasse alle urne tutti i suoi cittadini, lattanti compresi, non dovrebbe far stampare più di seicento schede. Un borgo, una realtà dove la Costituzione a volte è fatta di logica e non di articoli. Soprattutto dove la politica non vince con i simboli, e lideologia si inchina alle persone.
È per questo che Raffaele Guglierame, sindaco in carica, ormai ci ha fatto labitudine a non vedere avversari nella sala consiliare. Era partito con una maggioranza che lo sosteneva, ha finito con ununanimità che lo beatifica. Strada facendo ha convinto tutti, e anche se il segreto non lo svela, ha fatto in modo che anche i consiglieri eletti nella lista avversaria diventassero a tutti gli effetti esponenti della sua maggioranza. Con queste premesse, il voto amministrativo del 27 maggio è chiaramente una formalità, eppure cè il rischio che Guglierame, più conquista alleati, meno consiglieri si ritrova al fianco durante il prossimo mandato.
Tutta colpa di quella politica e di quelle leggi elettorali che sono fatte apposta per i libri di sociologia politica e di diritto ma che con la democrazia di paese proprio non ciazzeccano. Perché il sindaco aveva già pronta la sua lista, composta da alleati ed ex avversari.
A Pornassio il sindaco sceglie anche la lista di opposizione
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