Politica

Posti di lavoro ai testimoni a rischio

Previste pene più severe per gli ubriachi e i drogati al volante

da Roma

Sarà assunto nella pubblica amministrazione chi ha il coraggio di rompere il muro dell’omertà e di ribellarsi ai ricatti della mafia, aiutando lo Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Il provvedimento, contenuto nel «pacchetto-sicurezza», sarà discusso oggi in Consiglio dei ministri.
Nella bozza di uno dei quattro disegni di legge predisposti dal ministero dell’Interno, infatti, si prevede che i testimoni di giustizia possano ottenere un posto pubblico «per chiamata diretta nominativa» e con «qualifica e funzioni corrispondenti al titolo di studio e alle professionalità possedute». Chi denuncerà racket o estorsioni, farà condannare assassini e contribuirà a sgominare organizzazioni di mafia, camorra e ’ndrangheta, potrà avere così un sostegno lavorativo dallo Stato e maggiori garanzie per la sua vita futura, grazie a particolari accordi tra il Viminale e le varie amministrazioni.
Il provvedimento che il governo deve approvare è nel sesto degli 8 articoli del ddl sulle misure a contrasto della criminalità organizzata, mentre in un apposito decreto saranno indicate le modalità di attuazione, anche «per garantire la sicurezza delle persone interessate». Lo schema del ddl prevede l’emanazione, entro un anno, del testo unico delle misure di prevenzione, di quelle sull’ordinamento giudiziario e sul patrocinio a spese dello Stato.
L’ultima versione del «pacchetto» che si fa in quattro, diffusa da Radio Radicale, contiene quella che per il governo è una «risposta forte e articolata» alla domanda di sicurezza e legalità dei cittadini: pene più severe per ubriachi e drogati al volante; banca-dati del Dna; certezza della pena per reati da allarme sociale; carcere per 3 anni per chi adesca minori su internet; espulsioni più facili; più poteri ai sindaci; stretta contro tifosi violenti.
Provvedimenti che arrivano a Palazzo Chigi, si assicura, dopo un «ampio confronto», eppure sinistra radicale e Rosa nel pugno avanzano già diverse critiche e si profilano astensioni da parte di alcuni ministri. Il governo ne è consapevole, ma fa sapere che alla riunione di oggi «ci saranno discussione e confronto, ma si va per approvare il provvedimento».
I quattro ddl vogliono accorpare materie omogenee: disposizioni in materia di illegalità diffusa e di sicurezza dei cittadini; disposizioni in materia di reati che creano grave allarme sociale e di certezza della pena; misure di contrasto alla criminalità organizzata; adesione dell’Italia al Trattato di Prum (sulla cooperazione transfrontaliera di polizia) e istituzione della banca dati nazionale del Dna.
Ma vediamo le principali novità. 1) Chi guida sotto l’effetto di alcool o droghe e provoca un omicidio colposo è punito con la reclusione da 3 a 10 anni (invece che da 1 a 5 come oggi). Nel caso di condanna per omicidio colposo o lesioni colpose a più persone, «è sempre disposta la confisca del veicolo salvo che appartenga a persona estranea al reato» e le circostanze attenuanti non possono esser ritenute prevalenti. 2) I reati che provocano allarme sociale (furto, scippo, rapina, violenza sessuale, pedofilia, incendio boschivo) vengono equiparati a quelli di mafia o terrorismo: processo immediato e dopo la condannato in primo grado non più patteggiamento in appello. Così, non si potrà più avere la sospensione della pena o godere delle misure alternative. 3) La reclusione da 1 a 3 anni per chi abusa o sfrutta un minore di 14 anni, anche attraverso internet o altri mezzi di comunicazione. Pene fino a 3 anni anche per chi sfrutta i minori per l’accattonaggio. 4) I prefetti potranno espellere cittadini Ue per motivi di pubblica sicurezza. I sindaci potranno emettere ordinanze nei casi di attentato alla sicurezza urbana o di fatti che arrechino grave pregiudizio al decoro urbano. 5) Inasprite le misure patrimoniali come le confische dei beni ai mafiosi e cancellato il patteggiamento in appello. 6) Archivio con i profili del Dna conservati per 40 anni, con il controllo del Garante per la privacy.

7) Per i tifosi violenti in possesso di razzi, bengala, petardi e bastoni, reclusione da 6 mesi a 3 anni e multa da mille a 5 mila euro.

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