C'è una foto che ritrae Lucian Freud settantenne. Guarda l'obiettivo sorpreso, forse infastidito. Ai suoi piedi una ragazza completamente nuda (probabilmente una sua modella) gli si stringe con forza, anzi con passione, alla gamba, impedendogli di muoversi. Il contenuto della foto è quello di un amore impossibile. Lui ormai vecchio, lei giovanissima e con un desiderio più che mai febbrile. Si direbbe che, per quanto l'amore non si esaurisca neppure in vecchiaia, è il desiderio che scompare - quel desiderio che prospetta ancora una possibilità a venire.
Ho pensato a questa foto leggendo il nuovo romanzo di Renzo Paris, Bambole e schiavi (Elliot), ma in senso capovolto. La ragazza in piedi e il vecchio stretto alla sua pelle nuda - umiliato e senza provare più l'inibizione della vergogna. Non un amore, ma un desiderio impossibile. Perché è questo che racconta Paris. La vecchiaia di Francesco, uno «scrittore mediocre», reduce da tre matrimoni falliti - sulle tre mogli non ha fatto altro che proiettare l'immagine materna - che ha scoperto di non essere diventato mai saggio, di non essere stato capace di controllare le passioni. In un viaggio a Vienna, in pellegrinaggio nella casa di Freud (il padre della psicanalisi, non l'artista suo nipote), incontra Dana, una ragazza rumena, che per soldi gli racconta la sua storia - e la storia di Dana è un romanzo dentro il romanzo dello scrittore che viaggia per ritrovare se stesso, o quel po' di ispirazione necessaria per tornare a scrivere (o a vivere).
Ora, se pure nelle intenzioni di Paris c'è sicuramente la volontà di rendere romanzesca la vicenda di una delle tante ragazze dell'est costrette a prostituirsi, o a fare le badanti in tutta Europa, io credo davvero che il motore del libro, e anche la sua parte più commovente, sia la narrazione di questo desiderio imbarazzante e verissimo, lì dove il vecchio, nel corpo della giovane, agogna di non morire. «Qui non è questione dello scrittore in cerca del suo personaggio ideale, quanto quella del vecchio che sogna di divorare le parole della gioventù».
Quando Dana racconta di come i vecchi di cui si è presa cura le chiedessero di spogliarsi, di eccitarli in cambio di qualche euro, la vera partecipazione di Paris - o del suo alter ego Francesco - non è con la ragazza sfruttata, ma con quei vecchi, nell'umiliazione dei quali si identifica.
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