Milano - Stavolta tocca a Eluana. Povia ha scritto una canzone sulla ragazza rimasta in coma diciassette anni e l’ha presentata a Sanremo. Ora la patata bollente è nelle mani del direttore artistico Gianmarco Mazzi, di Antonella Clerici e co. Il cast si decide dopodomani, fino ad allora solo illazioni e nel frattempo Povia - che è stato lanciato dal Festival con il tormentone I bambini fanno ooh e poi lo ha vinto con Vorrei avere il becco - bagna le polveri e dice lapidario: «Non date retta a quello che leggete, ho solo presentato una canzone come tutti gli altri». Gettato il sasso e nascosta la mano? Cosa succederà? Rifiuteranno il pezzo? Lo accetteranno? In caso positivo i «rumors» dicono che sul palco, al fianco di Povia, ci sarà Beppino Englaro, il «papà coraggio» della ragazza che ha commosso e diviso l’Italia. Così come è pronto a dividerla Povia per l’ennesima volta, anche se i suoi testi che fanno tanto can can sono garbati e mai di cattivo gusto. Cantautore impegnato e sensibile o furbissimo uomo di marketing (ma fu proprio lui al Festival a tuonare contro la «tornacontocrazia»), fa sempre rumore. Stavolta ancor prima di sapere se sarà in gara.
L’anno scorso almeno la bomba scoppiò poche ore dopo la sua ammissione. Un lunedì sera la Rai annunciò in gara all’Ariston il brano Luca era gay e dopo poche ore fu il finimondo, con tutte le associazioni omosessuali e lesbiche a sbraitare di brutto e l’Arcigay a ululare: «boicotteremo Sanremo». Anche questa volta la polemica è in cassaforte, garantita in entrambi i sensi di marcia. Se il brano verrà selezionato, si alzeranno forti le voci di coloro che chiederanno il rispetto per Eluana, per la sua drammatica vicenda, per l’etica di scelte così forti che par blasfemo inserire in una canzonetta di tre minuti. Se verrà scartato gli intellettuali (quelli che tuonavano contro Povia) magari parleranno di censura, di scarsa attenzione ai problemi sociali, del solito Festival alla «volemose bene» in una versione canzonettara de La prova del cuoco, visto che al timone c’è Antonella Clerici.
Insomma negli ultimi due anni Sanremo per scaldare l’ambiente deve affidarsi a Povia. È lui che fa parlare, è a lui che i selezionatori devono guardare. Il sì potrebbe scatenare un nuovo fronte anti-Povia (non è dato sapere come reagirebbero gli agguerriti battaglioni del «fronte della vita» che hanno piantonato con ostinata passione la clinica di Udine dove si è spenta Eluana quando le «è stata staccata la spina»); il no potrebbe aggiungere pepe e spettatori a una kermesse dall’esito quantomai incerto e bisognosa di non sfigurare davanti ai recenti successoni di Bonolis. Speriamo soprattutto che Sanremo torni a parlare il linguaggio della musica.
L’importante è che (l’eventuale) canzone di Povia sia bella, musicale, rispettosa, emotivamente coinvolgente e inserita in una cornice di qualità; in cui sono praticamente inseriti gli artisti citati ieri (da Morgan a Irene Grandi a Malika Ayane), e in cui si rincorrono da un po’ i nomi di Enrico Ruggeri, Ivana Spagna, Paola Turci, i Matia Bazar e Vladimir Luxuria. Mettiamoci l’animo in pace, fino a dopodomani l’unico big accreditato è Marco Mengoni, neovincitore di X Factor.
Anche per la gara dei giovani che ora si chiama «Sanremo nuova generazione», bisogna aspettare. Per ora si sa che ci saranno i vincitori di SanremoLab: Romeus e Jacopo Latini. Le nuove proposte avrebbero dovuto essere presentate entro ieri, ma il termine è slittato a venerdì. Sono circa 80, e i volti nuovi saranno annunciati il 12 gennaio.
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