Dallo stupore alla rabbia nel giro di pochi minuti. Questo è lo stato d'animo di un centinaio di famiglie (400 persone in tutto) che in questi giorni si sono viste recapitare dal Comune di Genova con tanto di raccomandata con ricevuta di ritorno, un invito «forzato» a cambiare indirizzo entro il 29 gennaio. A Prato, da quel giorno una parte degli abitanti di via Benedetto da Porto, quelli che da 4 anni abitano le nuove case, abiteranno nella nuova «via Prato Verde» e con un nuovo numero. Le origini (fino ad oggi sconosciute quasi a tutti) di questa strana novità hanno inizio nel 1995 quando la ditta che ha vinto l'appalto per costruire un piccolo lotto di palazzine sulle alture di Prato, protocollato come «lotto prato verde», per raggirare l'ostacolo e non recare danno e disturbo alle case già esistenti nei pressi della zona dei lavori, decide di collocare l'ingresso per il passaggio dei primi camion, ruspe e trivelle in via Benedetto da Porto, distante almeno 300 metri dal cantiere.
Nel 2000 le costruzioni furono terminate e per l'accesso pedonale e veicolare alle nuove strutture con tanto di box-auto privati, fin da subito fu adottata una strada trasversale di via Struppa (troppo stretta per il passaggio dei grossi e polverosi camion) che nulla aveva a che fare, vista la distanza, con via Benedetto da Porto ma alla quale venne comunque dato lo stesso nome. Poco importava ai nuovi abitanti il nome della strada, per loro uno valeva l'altro anzi, la maggior parte di essi mai era venuta a conoscenza di questo «dettaglio toponomastico». A questo punto, per rendere più chiaro il fatto è obbligatorio aprire una parentesi: nel frattempo, proprio gli abitanti in questione si sono battuti per rendere operativo il palazzetto dello sport che si trova proprio a due passi, costruito e mai utilizzato. Alla fine di 3 anni di battaglie e per la gioia di tutti, a novembre del 2006 il consiglio di circoscrizione ha finalmente dato in gestione l'impianto alla polisportiva «Alta Valbisagno». Ma la soddisfazione ben presto si è trasformata in rabbia infatti, con l'ufficialità dell'uso della palestra è diventata ufficiale anche l'esistenza di quella via buia e fino allora anonima, che da sempre costeggia la palestra stessa e che conduce al nuovo quartiere.
Anche se sulla lettera del Comune si legge che «per ridurre il più possibile il danno arrecato, provvederemo a comunicare ad Amga, Enel e Telecom gli aggiornamenti del caso», il malumore regna sovrano tra la gente che si raduna davanti ai portoni del quartiere: tutti si domandano chi pagherà le spese per i cambi sui documenti, sul libretto di circolazione e tutto il resto. In circoscrizione nessun consigliere sa nulla. In mezzo a tanta rabbia e il «solito» mistero, una cosa è certa: gli abitanti di via Prato Verde subiranno un danno, in tempo e denaro, per un capriccio di chi, benemerito, ha deciso di cambiare nome a una strada buia e priva d'illuminazione pubblica, sporca e angusta.
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