Gli atei cercano adepti persino sui bus? E allora che guerra sia. In senso figurato, certo, ché  qui a prender la parola è un uomo di chiesa come Raniero Cantalamessa, nomen omen insomma. Il  predicatore pontificio, di fronte al Papa e ai cardinali e monsignori di Curia in occasione  della celebrazione della passione di Cristo nella basilica di San Pietro, è ricorso al caso  degli «ateo-bus» circolati a Genova, Londra e in altre città del mondo, per  spiegare il senso  della fede cristiana. Diceva lo slogan affisso sui bus:  «Dio probabilmente non esiste. Dunque  smetti di tormentarti e goditi la vita». Risposta di Cantalamessa: «L'ateismo è un lusso che si  possono concedere solo i privilegiati della vita, quelli che hanno avuto tutto, compresa la  possibilità di darsi agli studi e alla ricerca». I bus, per il cappuccino, costituiscono una  sfida odierna alla fede. L'elemento di maggior presa di questo slogan - rileva - non è la  premessa «Dio non esiste», ma la conclusione: «Goditi la vita!». Il messaggio sottinteso, dice,  «è che la fede in Dio impedisce di godere la vita, è nemica della gioia. Senza di essa ci  sarebbe più felicità nel mondo!». Non mancata un accenno di autocritica, nelle parole di  Cantalamessa: «La sofferenza, si pensa, è necessaria per espiare il peccato e placare la  giustizia di Dio. È questo che ha provocato, in epoca moderna, il rigetto di ogni idea di  sacrificio offerto a Dio e, per finire, l'idea stessa di Dio. Non si può negare  che talvolta  noi cristiani abbiamo prestato il fianco a questa accusa». 
 Ma si tratta di un «equivoco» che il cappuccino ha voluto contestare attingendo agli  insegnamenti di San Paolo. Per l'«apostolo delle genti» - di cui ricorre il bimillenario della  nascita - la sofferenza è «la causa principale dell'infelicità degli uomini» e dei «mali sociali  che affliggono l'umanità». Cristo, ha spiegato, «non è venuto dunque ad aumentare la sofferenza  umana o a predicare la rassegnazione ad essa. È venuto a darle un senso e ad annunciarne la fine  e il superamento».  Di qui la stroncatura degli ateo-bus: «Quello slogan sui bus di Londra e di  altre città viene letto anche da genitori che hanno un figlio malato, da persone sole, o rimaste  senza lavoro, da esuli fuggiti dagli orrori della guerra, da persone che hanno subito gravi  ingiustizie nella vita... Io cerco di immaginare la loro reazione nel leggere le parole:  "Probabilmente Dio non c'è: goditi dunque la vita!". E con che? La sofferenza - ha detto il  cappuccino - resta certo un mistero per tutti, specialmente la sofferenza degli innocenti, ma  senza la fede in Dio essa diventa immensamente più assurda. Le si toglie anche l'ultima speranza  di riscatto».   Il cappuccino, infine, ha sottolineato, con una punta di ironia, che  l'iniziativa degli ateo-bus «ha mostrato la povertà delle sue ragioni ed ha contribuito a  scuotere tante coscienze addormentate».
Il predicatore pontificio: gli ateo-bus? Un lusso da privilegiati
Nell'omelia per la passione di Cristo il cappuccino Cantalamessa critica gli slogan «Dio probabilmente non esiste, quindi goditi la vita» affissi sui mezzi pubblici e lancia la sua sfida: «Dio ha un metro di giudizio diverso dal nostro, prepariamoci a delle sorprese...»
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