Premi De Sica

Consegnati i tradizionali riconoscimenti al mondo dell’arte e della cultura

da Roma

«Che tempo che fa?» chiede lui pensando alla trasmissione tv. «Ma non eri in Germania?» risponde lei alludendo al tanto amato sistema elettorale alla tedesca. Un dialogo surreale? Non più di tanto se la «lei» è Luciana Littizzetto anche se il «lui» è niente meno che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il tutto ieri al Quirinale per la consegna dei Premi De Sica 2007 assegnati, per il cinema, oltre che alla Littizzetto, anche alla memoria di Luigi Comencini (a ritirarlo la moglie Giulia e le figlie Cristina e Francesca) e poi a Wim Wenders, Ferzan Ozpetek, Toni Servillo, Claudio Bonivento, Gianni Romoli e Piero De Bernardi. Compositi anche quelli andati a Raffaele La Capria per la letteratura, a Claudio Scimone e Roberto De Simone per la musica, a Ruggero Savinio per la pittura, a Gino Marotta per la scultura, a Callisto Cosulich per la storia, a Carla Fendi per la moda, ad Anna Proclemer e Luca Ronconi per il teatro. Riconoscimenti orchestrati, come sempre, da Gian Luigi Rondi che è stato oggetto di una battuta fenomenale da parte di Napolitano alla fine del suo discorso: «Non credo ci sia bisogno di augurare lunga vita ai Premi De Sica perché c’è Rondi che, come noto, è immortale».
A margine della premiazione la più incontenibile è stata, com’è facile immaginare, la «Sabri» nazionale che ha così esordito: «Avrei voluto dire tante cose a Napo». Napo come Napolitano? «Anche come Napo Orso Capo, solo che al contrario del cartone animato lui non ha capelli. Comunque è il primo riconoscimento che ricevo visto che non mi hanno dato nemmeno il Telegatto. Essere piombata direttamente al Quirinale è per me una meraviglia, oltretutto è un posto con dei pavimenti pazzeschi. Volevo chiedere che cera usano, perché io non riesco a tirarli a lucido in questo modo. E poi sono tutti così alti, non solo i corazzieri, meno male che ci siete voi giornalisti ad abbassare la media». La caustica attrice torinese, che sta girando la fiction su Pinocchio per Raiuno in cui interpreterà il Grillo parlante, indossava ieri un vestito nero di pizzo volutamente sexy perché, ha spiegato, «volevo essere un po’ fighetta... oddio, si può dire fighetta al Quirinale?». Nessun dubbio invece su dove riporrà la medaglia con l’effigie di De Sica: «La metterò sul pianerottolo così tutti la vedranno. Ma soprattutto la porterò da Fazio per farlo crepare d’invidia».
Per il resto la premiazione è scivolata via con il Capo dello Stato a sottolineare come la cultura «sia il punto di forza del nostro Paese» e che proprio per questo va chiesta «attenzione e impegno ai poteri pubblici ma, nello stesso tempo, ai privati e al mondo delle imprese». Concludendo con un attestato di stima al ministro Rutelli, assente per altri impegni: «Ha dato prova di sensibilità soprattutto attraverso le norme per il cinema inserite nella legge finanziaria».
E per uno straniero come Wim Wenders che da noi si sente in patria («I tedeschi, da Goethe in poi, amano il vostro Paese»), anche se durante le riprese in questi giorni di The Palermo Shooting in Sicilia gli hanno rubato una bicicletta per cui, dice, «non ho potuto non pensare al De Sica di Ladri di biciclette», c’è un italiano che viene fatto passare per americano. È il caso di Toni Servillo sul cui premio campeggia indelebile il nome con la y greca, Tony. «È un errore che mi perseguita e pensare che il mio vero nome è Marco Antonio», dice sconsolato.

E poi sul recente sondaggio del Giornale che lo indicava come il migliore attore italiano aggiunge: «Non amo le graduatorie ma certo le parole di stima nei miei confronti di Risi e Monicelli, due che di attori se ne intendono, non possono che lusingarmi».

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